Chi Siamo

Il Movimento Civico “Il Popolo degli Invisibili” nasce dall'esigenza di molti cittadini , di promuovere iniziative finalizzate a tutelare i diritti dei lavoratori e farsene portavoce presso le autorità locali e gli organi di stampa ,denunciando agli stessi tutte quelle situazioni e condizioni al limite della legalità , di precarietà e ove vengano negati o violati i diritti dei lavoratori

venerdì 5 marzo 2010

Facciamo le Barricate per difendere i diritti dei Lavoratori :anche da Soli No Pasaran !!

Si è compiuto pochi giorni fa l'ultimo omicidio di massa dei diritti dei lavoratori
eravamo nel Bronx ?, eravamo nei Quartieri Spagnoli? , no signori niente di tutto ciò
il delitto è avvenuto alla Camera dei Deputati .
L'arma dell'eccidio è il “DDL Collegato Lavoro”
Questo diabolico disegno di legge ,che ben presto anche con l'assenso del Senato diventerà legge dello Stato , butta nell'immondizia anni e anni di lotte operaie e porta la nostra italietta verso la “Muraglia Cinese”

Andiamo a spiegare quello che è già passato alla camera con 233 i voti favorevoli, 173 i contrari e 13 gli astenuti e che ha ottenuto il bene placido di CISL e UIL :

Praticamente Il testo assegna deleghe al governo in una serie di ambiti: dalla previdenza dei lavoratori esposti ad attività usuranti alla riforma degli ammortizzatori sociali, dal riordino degli enti previdenziali alla semplificazione della normativa sui congedi e i permessi di lavoro.

Quello che ha creato maggior scalpore è la norma sull'apprendistato, che prevede la possibilità di assolvere all'obbligo scolastico appunto anche attraverso un contratto di apprendistato.
Ma sapete ciò non mi scolvoge più di tanto e penso che ,anche se opinabile , se questo serve ad avvicinare la scuola al mondo del lavoro ben venga .
Rimango invece inorridito da ben altre cose :
- Contratti “Certificati” Il datore di lavoro ha la possibilità di assumere lavoratori con il ricatto di sottoscrivere un contratto individuale “certificato”, dove si certifica la “libera volontà” del lavoratore di accettare deroghe peggiorative a norme di legge e di contratto collettivo, e dove il lavoratore rinuncia preventivamente, in caso di controversia o licenziamento, ad andare davanti al magistrato. Il giudice non po trà contestare le deroghe peggiorative contenute negli accordi individuali; abolito l’obbligo del tentativo di conciliazione prima del ricorso al giudice.
- La sostituzione del giudice di lavoro con collegi albitrali ,in questo caso, il giudice viene sostituito da un collegio arbitrale che può decidere a prescindere dalle leggi e dai contratti collettivi; massima discrezionalità, da parte del collegio arbitrale, nei casi di vertenza per i lavoratori assunti con contratti precari e atipici (determinati, co.co.pro. Ecc…).
- Lavoro Nero : Risarcimento per i contratti di collaborazione irregolari: il datore di lavoro che, entro il 30.09.2008, abbia fatto una qualsiasi offerta di assunzione al lavoratore in collaborazione, è tenuto unicamente a un indennizzo limitato tra 2,5 e 6 mensilità.

Queste le norme salienti di questo disegno “ammazza” lavoratori , e che ci porta indietro nel tempo fino alla “rivoluzione industriale” cancellando anni e anni di lotte operaie, di morti sul lavoro e di battaglie sul diritto al lavoro

E noi inermi e silenziosi a guardare e a votare chi ci sta togliendo il lavoro : e si cari operai diamo nomi e cognomi a quei 273 voti alla camera : Pdl , Lega Nord , etc etc

Ora li attendiamo in Piazza a spiegare ai Cittadini cosa a di innovativo e vantaggioso questa ormai legge : è finito il tempo del Popolo Beone !!!

domenica 28 febbraio 2010

Fondi Fas, uno scippo al Mezzogiorno


Un documento riservato del Cnel: 28 miliardi sottratti al meridione dal governo. Spesi per finanziare di tutto, dal G8 all’aeroporto Dal Molin, dalle new town aquilane al fondo per le piccole imprese
di Manuele Bonaccorsi

Ventotto miliardi di euro. Basterebbero per realizzare quattro volte il Ponte sullo Stretto. Sono i fondi che il governo ha strappato al Mezzogiorno negli ultimi due anni, utilizzando uno dei più importanti capitoli di spesa pubblica, il Fondo aree sottoutilizzate (Fas). 53,7 miliardi, da spendere entro il 2013, insieme al Fondo sociale europeo, i finanziamenti per recuperare i divario tra le aree ricche e quelle povere della Ue. È l’ultimo treno, dal 2013 l’Europa ridurrà i finanziamenti, per dedicarsi al sostegno dei nuovi membri dell’Est europeo. Di quel denaro ne è rimasto meno della metà. I soldi sono serviti per gli ammortizzatori sociali, per tagliare l’Ici, per finanziare le new town in Abruzzo, per il G8 e per il termovalorizzatore di Acerra, per il credito alle piccole imprese. Quasi 8 miliardi sono stati sottratti dallo Stato per ridurre il debito pubblico. Obiettivi diversi da quelli per cui i fondi erano stati stanziati: recuperare il divario tra le due Italie. Una sottrazione di risorse che la Finanziaria in fase di approvazione non ripiana. Poco importa se i dati sulla recessione dimostrano che la crisi colpisce più duramente il Sud del Nord. Nonostante le polemiche sulla Banca del Sud, le liti nel centrodestra meridionale, gli annunci di un Piano per il Sud, il Mezzogiorno d’Italia è il grande assente della manovra di finanza pubblica.
I dati provengono da una fonte insospettabile: il Cnel, consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro, un’istituzione di origine costituzionale, composta da 120 consiglieri: economisti, rappresentanti delle imprese, del lavoro, delle associazioni. Il Cnel, lo scorso 12 novembre ha chiuso un “paper riservato”, curato da Massimo Sabatini e Piervittorio Zeno, che fa il quadro della politica di «programmazione 2007-2013 dei Fondi europei e dei Fondi Fas». Il risultato è un impietoso elenco di occasioni perdute e di tagli indiscriminati.

Il tesoretto
Nel 2007, l’allora governo Prodi vara il Quadro strategico nazionale, un corposo documento che fa il punto su tutte le risorse attivabili nelle politiche di sviluppo regionali, dal 2007 al 2013, e indica gli obiettivi prioritari da raggiungere. Si tratta, complessivamente, di 122 miliardi di euro, di cui poco più di 100 miliardi sono riservati al Mezzogiorno. La novità del piano è quella di unire, in un unico progetto, risorse di diversa origine: 25,6 miliardi provenienti dai fondi strutturali europei (Fse) destinati alle aree depresse del Paese, 27,7 miliardi di “cofinanziamento” nazionale al Fse, e 63 miliardi stanziati dalla legge finanziaria 2007 sotto il capitolo Fondo aree sottoutilizzate, di cui 53,7 destinati al Mezzogiorno. I fondi Fas sono il diretto discendente dell’intervento straordinario nel Sud, dopo la chiusura, nel 1992 della Cassa del Mezzogiorno. Introdotti nel 2002 sono destinati alle “aree depresse” e devono essere spesi per l’85 per cento nel Sud. I fondi, secondo la legge, sono assegnati ai ministeri dell’Economia e delle Attività produttive, vengono stanziati ogni anno in Finanziaria, e vanno spesi con delibere del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). La novità, contenuta nel Quadro strategico varato dal precedente governo è quella di «condurre a coerenza logica i diversi rivoli dell’intervento pubblico in materia i politica di sviluppo, per la prima volta dalla chiusura dell’intervento straordinario del Mezzogiorno». I fondi, afferma il documento del governo, andranno spesi sulla base di 10 priorità, tra cui l’istruzione, l’innovazione, l’ambiente, le reti, l’attrattività dei sistemi urbani, l’apertura al commercio internazionale, la qualità della vita.
Insomma, ci sono tutte le condizioni per spendere in maniera proficua i fondi, con l’obiettivo di ridurre il divario fra Nord e il Sud del Paese. Evitando gli errori dei 7 anni precedenti (2001-2007), incapaci, sostiene il documento del Cnel, di modificare le “variabili di rottura”, cioè gli obiettivi minimi definiti dal piano di interventi. In un ottica federalista, tra l’altro, il Qsn assegna alle Regioni il compito di gestire il 61 per cento delle risorse, contro il 46 della precedente tranche di fondi strutturali (2000-2006). Ma arriva l’esecutivo Berlusconi, il ministro Tremonti e la Lega di governo. E tutto si ferma.

I tagli
Si inizia col decreto 112, la manovra triennale del governo, approvata nell’estate del 2008. Il provvedimento riduce la spesa dei ministeri di circa 27 miliardi. Di questi, circa un quarto proviene dalla missione Sviluppo e riequilibrio territoriale del ministero dello Sviluppo economico: 1,8 miliardi di tagli nel 2009, 2,2 miliardi nel 2010 e 3,9 miliardi del 2011. Soldi spesi per ripianare il debito pubblico: «Ancora una volta si è previsto di contenere la spesa pubblica attraverso una sensibile riduzione della spesa per investimenti pubblici nel Mezzogiorno, proprio nel momento in cui sarebbe invece stato opportuno un intervento anticiclico di rilancio», accusa il documento del Cnel. Nello stesso decreto vengono anche revocati i fondi precedenti al 2006, non ancora impegnati (circa 3 miliardi). Le risorse “liberate” vengono spese in altri capitoli: 450 milioni sono impegnati per l’emergenza rifiuti di Napoli, 934 milioni per la riqualificazione energetica degli immobili, 1,1 miliardi spariscono per il tagli dell’Ici, per ripianare i buchi di bilancio di Roma e Catania partono 640 milioni. Ancora, 281 milioni vengono spesi per rateizzare le imposte ai cittadini colpiti dal terremoto di Umbria e Abruzzo del 1997, 150 milioni vanno per «veicoli per il soccorso civile», 1,3 miliardi sono impiegati per finanziare il Servizio sanitario nazionale. In totale si tratta di 5,3 miliardi. Spesa corrente, quindi, coperta da fondi straordinari destinati allo sviluppo. In totale, i tagli alla dotazione iniziale dei fondi Fas, ammontano, secondo il Cnel, a 13,2 miliardi.
Ma non è finita. Il governo continua a utilizzare le risorse Fas come si trattasse di un conto corrente. Per legge ordinaria, al di fuori della manovra di bilancio, i fondi vengono tagliati di altri 5,2 miliardi: 900 milioni vanno all’Adeguamento dei prezzi degli appalti pubblici, 390 per la privatizzazione di Tirrenia, Fs recupera 960 milioni per i suoi investimenti, mentre Trenitalia conquista un contratto di servizio con 1,4 miliardi. L’elenco è lungo, 1 miliardo va al Fondo di garanzia per i crediti delle Pmi, 100 milioni ad Alitalia, altrettanto alla previdenza agricola, 400 milioni ai Grandi eventi di Berlusconi (il G8 della Maddalena, mai realizzato, costa da solo oltre 300 milioni). Facciamo i conti, 13 miliardi sottratti ai fondi Fas con la manovra triennale, altri 5 per legge, il totale fa 18 miliardi di euro. Dei 63 miliardi iniziali, dunque, ne restano 45, di cui 27 sono assegnati alle Regioni. Anche se i piani di spesa non sono stati ancora varati dall’esecutivo.

Pozzi senza fondo

Il governo ha ancora in mano circa 18 miliardi. Che vengono divisi in tre fondi, tre diverse casseforti. Dove il governo, per mezzo di delibere del Cipe, riesce a trovare nuove risorse da spendere a piacimento. Il primo viene assegnato al ministero dei Trasporti, e si chiama Fondo per le infrastrutture. Anche qui si raccoglie di tutto, fuorché interventi per colmare il gap infrastrutturale del Sud: 16,5 milioni vanno all’aeroporto Dal Molin, dove gli americani intendono costruire una nuova base militare, 200 milioni all’edilizia carceraria, che certo nulla ha a che vedere con lo sviluppo; 448,5 milioni sfumano poi col terremoto de L’Aquila: serviranno alla ricostruzione dell’università, all’esenzione dei pedaggi autostradali, a interventi per ferrovie e strade nelle zone colpite dal sisma. Dal fondo infrastrutture, dunque, sfumano altri 600 milioni circa. La seconda cassaforte è il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione, assegnato al ministero del Lavoro. Vale 4 miliardi, tutti destinati agli ammortizzatori in deroga. Le risorse utili a rilanciare l’economia del Sud, dunque, finiscono per finanziare il welfare messo in tensione dalla crisi. Non solo, dei 4 miliardi, 3 vanno alle Regioni del Nord, dove è maggiore la quantità di ore di cassa integrazione in seguito alla recessione. Solo 1 miliardo viene impegnato per il Sud. Il terzo fondo viene invece gestito direttamente dalla Presidenza del consiglio. Si chiama “Fondo strategico a sostegno dell’economia reale”. Anche in questo caso molto viene speso per misure che nulla hanno a che vedere con la crescita delle zone depresse. Altri 400 milioni vanno al termovalorizzatore di Acerra, 70 vengono spesi per aumentare il turn over nelle università dal 20 al 50 per cento. E 4 miliardi sono «temporaneamente» assegnati all’Abruzzo. In totale fa 28 miliardi di euro. A questo punto, dei fondi Fas nazionali, non resta quasi niente. Ma anche i fondi regionali vengono intaccati. Solo un esempio: i tagli del governo alla scuola, hanno costretto le Regioni a intervenire, con una nuova forma di welfare destinato ai docenti, i cosiddetti Contratti di solidarietà. Solo la Campania ha impiegato per i propri docenti disoccupati ben 20 milioni. Pagati coi fondi strutturali.

Promesse non mantenute
Non solo, il documento del Cnel ricorda che, secondo il quadro strategico del 2007, «la Commissione europea e lo Stato membro verificano ex ante l’addizionalità della spesa dei fondi strutturali». In parole povere, gli Stati membri non possono utilizzare le risorse dei fondi strutturali per tagliare la spesa ordinaria. Per questo i regolamenti comunitari «impongono agli Stati membri di mantenere costante o aumentare la spesa pubblica nazionale sugli stessi temi oggetto di intervento dei fondi strutturali». Nel Qsn del 2007, dunque, il governo si impegnava a fissare la spesa pubblica per il Sud in 20,9 miliardi, contro i 18,6 miliardi degli anni precedenti. Un’altra promessa disattesa.


giovedì 25 febbraio 2010

Il Mio Intervento al Congresso Cgil di Caserta del 26 Febbraio

Care Compagne e Cari Compagni ,

mi presento sono Antonio Sconziano , Rsu del Call Center Voicity di Vitulazio che fino a pochi mesi fa era una delle più grandi realtà produttive dell'Agro Caleno

Infatti occupava 350 giovani della zona , di cui 80 con contratti subordinati e 270 di contratti di collaborazione a progetto.

in questi mesi ho affrontato la dura realtà ,insieme ai 350 ragazzi ,di essere vittima sacrificale di giochi di finanza “sopraffina” ,fatta di scatole cinesi e bad company ,che hanno portato alla distruzione di una florida unità produttiva che portava nelle casse dell'azienda 250 mila euro di utile mensile e a trasformarla in un capannone vuoto.


Martedì abbiamo ottenuto la cassa integrazione in deroga per i 19 dipendenti rimasti “ostaggi” nel sito di Vitulazio e speriamo nei prossimi giorni , finalmente di poter ricominciare a lavorare con una nuova Proprietà

Se Vitulazio riprenderà a vivere sarà solo grazie alla forte mobilitazione di tutti i lavoratori ,che ci hanno creduto e ancora ci credono

Ancora Ieri, benchè è oramai da dicembre che non lavorano più, in assemblea c'erano 200 lavoratori “aggrappati” a l'unica speranza che offre il territorio

vediamo quello che offre oggi ad un giovane il mercato dei call center in provincia di Caserta : A Recale offrono lavoro di tele-selling per famosi gestori di telefonia mobile con paga base oraria di 3 euro l’Ora e con provvigioni che vanno da 5 a 10 eur a contratto il tutto in un Ufficio di 30 postazioni lavoro , ma questo non vi deve scandalizzare perchè insieme all'offerta di lavoro di Caianello , 3 euro l’ora e una provvigione che da 10 a 30 euro massimo a contratto in un ufficio di 30 postazioni lavoro , siamo in presenza del Top dell'offerta di lavoro locale .

Molto peggio vi può andare se vi fermate a S.Prisco o S.Maria Capua Vetere , ove il massimo che vi possono offrire sono 2.5 euro lorde l’ora(escluse trattenute)e 10 euro massimo a contratto , il tutto in ambienti dove potete trovare al massimo 10 computer e dieci telefoni e ove l'improvvisazione è di casa .

Ma non vi è mai limite al peggio , se rispondete ad un Offerta di lavoro su Caserta niente paga base oraria e solo 10 euro a contratto il tutto in una stanza con 6 postazioni lavoro oppure se vi interessa fare attività di recupero crediti telefonico anche qui di paga oraria non se ne parla e vi verranno dato 1% di quanto recuperato e solo al buon fine

Bene ,questo è il futuro che si prospetta per giovani della provincia di Caserta ed e' il massimo che può offrire questa provincia a chi magari ha tanto sudato per prendersi una laurea o un diploma .

Alternative valide , le piazze e i bar del paese o andare al nord , ma oramai anche li non si trova di meglio .

Questa è la nuova frontiera del precariato “occupazionale” italiano , fatto di contratti a progetto che durano anni o quando va bene di contratti di somministrazione e/o a termine

Oramai non siamo più tutelati neanche dai Contratti Nazionali Collettivi, visto l'ultimo disegno di legge passato , il cosidetto “DDL Collegato Lavoro” con i suoi contratti certificati , La sostituzione del giudice di lavoro con collegi arbitrali e di fatto il riconoscimento del lavoro nero


Con questo decreto sono stati annientati anni e anni di lotte sui diritti dei lavoratori


ed a tutto questo bisogna rispondere con una forte mobilizzazione , tornando a riempire le piazze e rendere tutto ciò visibile ,questo deve essere per me il ruolo del sindacato oggi


Phonemedia, Omega chiede il concordato e scoppia la rabbia dei lavoratori

Dal Blog Phonemedia

Momenti di tensione durante l’udienza davanti al tribunale di Novara
L’azienda richiede 60 giorni di tempo, provocando la protesta dei lavoratori

Il giudice: “Entro 48 ore la decisione sul commissario straordinario”
L’annuncio di Letta: “Aspettiamo i verdetti, slitta il vertice di Palazzo Chigi”


di SALVATORE MANNIRONI

Ancora 48 ore. I settemila lavoratori del gruppo Phonemedia dovranno attendere altri due giorni per sapere se un commissario straordinario potrà occuparsi dei loro cinque mesi di stipendio arretrati. Nell’udienza davanti al tribunale di Novara, come temevano i sindacati, il gruppo Omega si è infatti presentato con una proposta di concordato preventivo – la stessa strategia già messa in campo nella vicenda Agile ex Eutelia – e la richiesta di sessanta giorni di tempo per poterla articolare nel dettaglio, lasciando intendere di voler lavorare a possibili cessioni di ramo d’azienda.

Sono bastate quelle poche parole dei legali dell’azienda a far saltare il tappo e la rabbia degli operatori che a centinaia da Novara, Gaglianico, Ivrea, Trino Vercellese e Monza, dopo un corteo per le strade della città,presidiavano il tribunale. Il “no” urlato ad alta voce e le grida dei lavoratori presenti hanno spinto il presidente a minacciare di far sgombrare l’aula e attimi di tensione ci sono stati anche all’esterno. A rappresentare il gruppo che da settembre ha rilevato la proprietà di quello che un anno fa era un colosso dei contact center e che ora è ridotto a un fantasma, c’erano gli avvocati. L’amministratore, Claudio Marcello Massa, ha inviato un certificato medico per giustificare la sua assenza per motivi di salute.

Il tribunale ha preso atto delle istanze di insolvenza e della richiesta dell’azienda alla quale non ha però concesso il tempo richiesto, rinviando la decisione di sole 48 ore.
Netto il no della Cgil all’ipotesi del concordato preventivo: “Noi chiediamo il commissariamento e semmai in subordine il sequestro cautelativo- spiega Riccardo Saccone, della segretaria nazionale Slc – Abbiamo ribadito la richiesta di estromissione dall’azienda della proprietà poiché non c’è alcuna affidabilità né garanzia da parte della proprietà stessa. Confidiamo nel tribunale”.

“Hanno chiesto un mese e mezzo di tempo per fornire la documentazione – ha aggiunto Tommaso Ferlinghetti, della Cisl nazionale -: un tempo esagerato”. La priorità per i lavoratori è un’amministrazione straordinaria che, perlomeno, avvii le pratiche per poter attivare da subito agli ammortizzatori sociali e tentare di recuperare da Omega gli arretrati, stipendi, contributi, quote tfr e quant’altro non è stato più versato da settembre a oggi.

Il rinvio delle decisioni dei tribunali sui casi Agile ex Eutelia e Phonemedia ha causato anche lo slittamento del vertice in programma per domani a Palazzo Chigi. Il sottosegretario Gianni Letta ha fatto sapere che si attenderanno le prime decisioni dei tribunali prima di riconvocare il tavolo di settore. I rinvii preoccupano, sia perché le commesse si allontanano, sia perché nel frattempo il gruppo Omega, accantonati stipendi e annunciati piani di rilancio, sta portando avanti iniziative sui singoli call center. A Pistoia è avviata una trattativa per il centro Answers che dovrebbe essere ceduto con la formula dell’affitto di ramo d’azienda alla società Call & call (gruppo Costamagna).

A Catanzaro, invece, proprio ieri mattina è partita, tramite Confindustria Calabria, un’iniziativa con la Regione per attivare la cassa integrazione in deroga. Il sindacato auspica più una soluzione di gruppo affidata a un commissario straordinario, una persona super partes che congeli anche i conti per evitare il rischio che l’azienda incassi gli introiti delle commesse e scarichi sullo stato i costi sociali e il peso degli ammortizzatori sociali.

martedì 23 febbraio 2010

Nino D'Angelo e le verità sul Sud : JAMMO JA'



Dicono che è stato eliminato perchè il testo era incomprensibile alle orecchie della maggior parte degli Italiani , in verità la Canzone di Nino D'Angelo , che è come il vino più passa il tempo più migliora , era una canzone scomoda che parla di come il Sud stia affogando in questa crisi e di come abbia voglia di emergere , troppo per le berlusconiane orecchie , meglio un autocelebrazione dei Savoia mah..
a noi Jammo Ja decisamente CI PIACE

In calce Testo Originale e Trduzione



TESTO ” JAMMO, JA ” – NINO D’ANGELO & MARIA NAZIONALE


Jammo jà guadagnammece ‘o pane
Nuie tenimmo ‘o sudore int’ ‘e mane
E sapimmo cagnà
Jammo jà e facimmo ampresso
Sott’a st’italia d’ ‘o smog e d’o stress
Nuie mimmo ‘e furbe sa s’hann ‘a fa’ fess
Simmo nate cu’ duie destine,
Simm”a notte e simmo matina
Simme rose e mimmo spine
Ma simmo ramo d’ ‘o stesso ciardino
Meridionale
Simmo terra chiena ‘e mare
Ca nisciuno pò capì
Stammo buono e stammo male
Jammo annanz’ accussì
‘A fatica è nu regalo
E ‘a speranza ‘e partì
Jammo jà e dammece ‘a mano
Si stammo nzieme putimmo ì luntano
Nun se pò cchià aspettà
Jammo jà ca sta vita va ‘e press
Nuie simmo ‘a casa de vase e ‘d carezze
Ma fa nutizia sultanto ‘a munnezza
Cu sta mafia cu ‘o mandolino
Ca ce hanno mise da sempe ncuolle
Simmo ‘a faccia ‘e ‘na cartulina
Ca ce svenne pe tutt’ ‘o munno
Meridionale
Simmo voce ‘e miez’ ‘o mare
Ca nisciuno vo sentì
Simmo l’evera appicciate
Ca nun sape maie a chi
Simmo ‘o specchio e n’autostrada
Ca nun vonno maie fernì
Addò ‘o viento s’abbraccia ‘o mare
Troppo so’ ‘e penziere
E chi cresce cu ‘o pane amaro
È ‘n’italiano straniero
Si ‘a giustizia se lava ‘e mane
Song bianche ‘e bandiere


TRADUZIONE ITALIANA ” JAMMO, JA ” – NINO D’ANGELO & MARIA NAZIONALE

Andiamo, dai, guadagnamoci il pane.
Noi abbiamo il sudore nelle mani
e sappiamo cambiare.
Andiamo, dai, e facciamo presto,
sotto quest’Italia del fumo e dello stress
noi […] i furbi […] devono esser fatti fessi.
Siamo nati con due destini,
siamo la notte e siamo il mattino,
siamo rose e siamo spine,
ma ramo dello stesso giardino
meridionale.
Siamo terra piena di mare,
qui nessuno può capire:
stiamo bene ma stiamo male,
andiamo avanti così,
il lavoro è un regalo,
e la speranza di partire.
Andiamo, dai, e diamoci la mano:
Se stiamo insieme possiamo andar lontano,
non si può più aspettare.
Andiamo, dai, che questa vita va di corsa.
Noi siamo la casa dei baci e delle carezze,
ma fa notizia solo l’immondizia
e questa mafia del mandolino
che ci hanno sempre messi addosso
siamo l’immagine [o viso?] di [in?] una cartolina
che ci svende per tutto il mondo
meridionale,
siamo voce di mezzo al mare
che nessuno vuole sentire,
siamo l’erba accesa
che non sa mai a chi,
siamo lo specchio di un’autostrada,
che non vogliono mai ultimare.
Laddove il vento abbraccia il mare,
troppi sono i pensieri,
e chi cresce col pane amaro
è un italiano straniero;
se la giustizia si lava le mani,
sono bianche le bandiere,
e chi mai può pensare a domani
nasce prigioniero…
Siamo nati con due destini:
siamo la notte e siamo il mattino,
siamo rose e siamo spine,
ma ramo dello stesso giardino
meridionale
Siamo terra piena di mare
che nessuno può capire,
stiamo bene ma stiamo male,
andiamo avanti così.
Il lavoro è un regalo
e la speranza di partire.
I ragazzi dei vicoli di Napoli
non saranno mai re,
nello Zen di Palermo si bevono il tempo,

per la sete di sapere.
E non è mai facile dormire con i perché.
Sopravvivere con la pazienza è la più grande dimostrazione di equilibrio,
per chi può cadere.


lunedì 22 febbraio 2010

I Lavoratori Di Trino "Phonemedia" : Creare Coordinamenti di Aziende in Crisi


Dal Blog dei Lavoratori Phonemedia di Trino

Phonemedia di Trino Vercellese era una sede che operava nel campo della comunicazione ed aveva una tipologia di lavorazione outbound, in sostanza, effettuava chiamate in uscita in telemarketing tramite centinaia di operatori e operatrici.

Il lavoro delle operatrici e degli operatori ruotava attorno ad uno dei nodi produttivi più influenti del nuovo millenio, la comunicazione. Telemarketing, direct marketing, contact center, inbound, outbound, ad alcuni queste parole non dicono niente, altri ne conoscono alcune, ma in realtà tutti le conosciamo benissimo su noi stessi. Ce lo dicono anche a scuola o nei colloqui di lavoro, "la nostra è la società della comunicazione!"sarà!
In effetti, la comunicazione commerciale la conosciamo, o meglio, la subiamo, mentre guardiamo una partita di calcio, mentre camminiamo per strada o mentre siamo in casa e squilla il telefono.

La corsa al consumo creata da bisogni indotti, la ricchezza accumulata attraverso le relazioni, la forza lavoro derivante dalle intelligenze che producono beni, servizi, o produzioni immateriali, questi sono gli elementi del sistema base che fanno muovere "la nuova fabbrica", il call center.

In precedenza i lavoratori e le lavoratrici Phonemedia avevano come contratto nazionale quello del commercio, ora hanno quello molto più giovane delle telecomunicazioni, scarno sul profilo dei diritti e delle garanzie sociali. La precarietà all'interno dell'azienda conosceva tutte le sue sfumature, molti contratti a scadenza e molti co.co.pro di diverse tipologie.

Nel territorio vercellese Phonemedia rappresentava una delle aziende più grosse, appunto come conferma del passagio dal fordismo al post-fordismo, dalla vecchia classe operaia al sopravvento delle nuove forme produttive, il "general intellect".

La manovra imprenditoriale di Phonemedia, e più in generale di Omega, segue le linee guida del nuovo metodo di "fare impresa" figlie del liberismo economico più sfrenato che contraddistingue la nostra epoca.

Migliaia di lavoratori e lavoratrici senza stipendio, imprenditori che prelevano aziende e le lasciano per far fruttare i profitti attorno le transizioni o i fallimenti, capitali in fondi poco chiari e sconosciuti. Attorno queste vicende si palesa la crisi e si intuisce che il sistema è in fase di discesa. Questa precipitazione per adesso la stanno subendo solo gli ultimi, il sistema si sta avvillupando attorno ad essa e sta ulturiormente speculando, ma allo stesso tempo infragilendo.

Le vicende direttamente subite sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici parlano di come questa crisi la stiano effettivamente subendo solo loro.
La precarietà è entrata nella vita delle persone, di tutte, a prescindere dal loro contratto di lavoro. Quattro mesi senza stipendio nel limbo dell'invisbilità sociale mentre con il cannocchiale scrutano le misure di protezione sociale che tardano ad arrivare e che forse non arriveranno mai. Non possono accedere a nulla, il welfare per loro non esiste.

I lavoratori e le lavoratrici Phonemedia non godono di nessun ammortizzatore sociale finchè non si risolvono le sorti dell'azienda, cioè finchè non si comprende se si arriverà al commissariamento o al fallimento.

La crisi globale, come tutti sanno, nasce dalla relazione dei debiti e crediti e parallelamente dalle distruzioni al sistema sociale tramite liberalizzazioni e privatizzazioni.
La governance non si interessa del welfare, pensa a tappare i propri buchi e a non implodere; il comportamento sulla vicenda Phonemedia, ma più in generale sulla crisi stessa lo dimostra.

Il governo e le amministrazioni locali dinnanzi a questa crisi intervengono con finanziamenti e prestiti.
La regione Piemonte interviene con una copertura finanziaria intermediata dalle banche che arriva fino a 2.500 euro per i lavoratori e le lavoratrici che non prendono stipendio da almeno 3 mesi, cosa simile fa la Provincia di Vercelli.

Queste misure sono riduttive, non coprono i bisogni e le necessità reali, queste misure non danno nessuno apporto in supplenza degli ammortizzatori sociali.
Quello che realmente chiedono i lavoratori e le lavoratrici è l'erogazione di denaro diretto, un supporto vero in favore del reddito che escluda anche la sola remota possibilità di essere debitore di qualcuno o di qualcosa. Bisogna aprire il welfare state per queste donne e questi uomini invisibili, bloccare i mutui e gli sfratti; questi sono gli interventi necessari che devono investire sia la comunità locale sia il governo nazionale.

La risposta alla "crisi" di Phonemedia non sta nell'aspettare l'arrivo di qualche altro nuovo padrone, ma sta nel garantire continuità di reddito e avere libero accesso ai servizi sociali, come del resto deve essere la risposta alla crisi in maniera più generale.

La continuità e la certezza del diritto al reddito per noi lavoratori e lavoratrici Phonemedia è un Tabù, oltre ad essere invisibili sullaspetto della nostra identità lavorativa e proprietaria, siamo invisibili anche sul piano dei diritti. Come lavoratori e lavoratrici in lotta dobbiamo costruire una piattaforma rivendicativa e di proposta che sappia colmare lassenza della politica, i finanziamenti e i prestiti non possono definirsi interventi in supporto al reddito. REDDITO SUBITO! REDDITO PER TUTTE/I!

La politica locale interviene sul dibattito creatosi su di noi promettendo piani di emergenza alla crisi che vanno incontro i lavoratori e le lavoratrici ed alle loro famiglie, in sostanza il microcredito. Noi come ripetiamo da mesi non vogliamo prestiti o manovre assistenzialiste, NOI PRETENDIAMO UNA CARTA DEI SERVIZI LOCALE CHE CI FACCIA ACCEDERE AI NOSTRI DIRITTI ED AL WELFARE.

VOGLIAMO CHE SI BLOCCHINO GLI SFRATTI E I MUTUI.

Come lavoratori e lavoratrici Phonemedia dobbiamo comprendere che per intensificare la nostra voce e la nostra battaglia dobbiamo collegarci a tutte le altre aziende in crisi sul territorio e non. La nostra situazione è stata provocata da un nuovo modello di fare impresa che ha generato questa crisi. DOBBIAMO COSTRUIRE COORDINAMENTI DI AZIENDE IN CRISI!



domenica 21 febbraio 2010

12 marzo: sciopero generale CGIL, in piazza per "Lavoro, Fisco e Cittadinanza"


Tutti i lavoratori pubblici e privati saranno chiamati a scioperare per 4 ore, organizzate manifestazioni in tutte le piazze


Il Governo nega la crisi e promette che nessuno “verrà lasciato indietro”. Intanto cresce la disoccupazione, si licenziano i precari della scuola e della pubblica amministrazione, si moltiplicano le vertenze sull'occupazione e le risposte continuano a non essere date.

La prima richiesta
della CGIL al Governo, a Confindustria e a tutte le imprese è fermare i licenziamenti. E' necessario garantire la prosecuzione della CIG in deroga, raddoppiare la durata dell'indennità di disoccupazione e aumentare i massimali CIG, sostenere il reddito e prevedere gli ammortizzatori sociali per i precari.

E' necessario affrontare le vertenze impedire la chiusura delle aziende, definire strumenti di politica industriale, avviare subito un piano per la ricerca e un piano per il Mezzogiorno. Una risposta immediata della CGIL è una prima restituzione di 500 euro per il 2010 di quanto già lavoratori e pensionati hanno pagato in più.

E' necessario
ridurre le tasse per lavoratori e pensionati, attraverso la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, la tassazione come in Europa delle rendite finanziare, dei grandi patrimoni e delle stock option, attraverso l'abbassamento della prima aliquota al 20 %.

E' necessario
costruire un futuro per il Paese attraverso politiche di accoglienza e lotta alle nuove schiavitù. Fondamentale è la regolarizzazione dei migranti che lavorano, la sospensione della Bossi-Fini per i migranti in cerca di rioccupazione, abolire il reato di clandestinità, riconoscendo la cittadinanza alla nascita nel nostro Paese, estendere l'art. 18 del Testo Unico sull'immigrazione equiparando il reato di caporalato a quello di tratta sugli esseri umani