venerdì 5 marzo 2010
Facciamo le Barricate per difendere i diritti dei Lavoratori :anche da Soli No Pasaran !!
eravamo nel Bronx ?, eravamo nei Quartieri Spagnoli? , no signori niente di tutto ciò
il delitto è avvenuto alla Camera dei Deputati .
L'arma dell'eccidio è il “DDL Collegato Lavoro”
Questo diabolico disegno di legge ,che ben presto anche con l'assenso del Senato diventerà legge dello Stato , butta nell'immondizia anni e anni di lotte operaie e porta la nostra italietta verso la “Muraglia Cinese”
Andiamo a spiegare quello che è già passato alla camera con 233 i voti favorevoli, 173 i contrari e 13 gli astenuti e che ha ottenuto il bene placido di CISL e UIL :
Praticamente Il testo assegna deleghe al governo in una serie di ambiti: dalla previdenza dei lavoratori esposti ad attività usuranti alla riforma degli ammortizzatori sociali, dal riordino degli enti previdenziali alla semplificazione della normativa sui congedi e i permessi di lavoro.
Quello che ha creato maggior scalpore è la norma sull'apprendistato, che prevede la possibilità di assolvere all'obbligo scolastico appunto anche attraverso un contratto di apprendistato.
Ma sapete ciò non mi scolvoge più di tanto e penso che ,anche se opinabile , se questo serve ad avvicinare la scuola al mondo del lavoro ben venga .
Rimango invece inorridito da ben altre cose :
- Contratti “Certificati” Il datore di lavoro ha la possibilità di assumere lavoratori con il ricatto di sottoscrivere un contratto individuale “certificato”, dove si certifica la “libera volontà” del lavoratore di accettare deroghe peggiorative a norme di legge e di contratto collettivo, e dove il lavoratore rinuncia preventivamente, in caso di controversia o licenziamento, ad andare davanti al magistrato. Il giudice non po trà contestare le deroghe peggiorative contenute negli accordi individuali; abolito l’obbligo del tentativo di conciliazione prima del ricorso al giudice.
- La sostituzione del giudice di lavoro con collegi albitrali ,in questo caso, il giudice viene sostituito da un collegio arbitrale che può decidere a prescindere dalle leggi e dai contratti collettivi; massima discrezionalità, da parte del collegio arbitrale, nei casi di vertenza per i lavoratori assunti con contratti precari e atipici (determinati, co.co.pro. Ecc…).
- Lavoro Nero : Risarcimento per i contratti di collaborazione irregolari: il datore di lavoro che, entro il 30.09.2008, abbia fatto una qualsiasi offerta di assunzione al lavoratore in collaborazione, è tenuto unicamente a un indennizzo limitato tra 2,5 e 6 mensilità.
Queste le norme salienti di questo disegno “ammazza” lavoratori , e che ci porta indietro nel tempo fino alla “rivoluzione industriale” cancellando anni e anni di lotte operaie, di morti sul lavoro e di battaglie sul diritto al lavoro
E noi inermi e silenziosi a guardare e a votare chi ci sta togliendo il lavoro : e si cari operai diamo nomi e cognomi a quei 273 voti alla camera : Pdl , Lega Nord , etc etc
Ora li attendiamo in Piazza a spiegare ai Cittadini cosa a di innovativo e vantaggioso questa ormai legge : è finito il tempo del Popolo Beone !!!
domenica 28 febbraio 2010
Fondi Fas, uno scippo al Mezzogiorno
Un documento riservato del Cnel: 28 miliardi sottratti al meridione dal governo. Spesi per finanziare di tutto, dal G8 all’aeroporto Dal Molin, dalle new town aquilane al fondo per le piccole imprese
di Manuele Bonaccorsi
Ventotto miliardi di euro. Basterebbero per realizzare quattro volte il Ponte sullo Stretto. Sono i fondi che il governo ha strappato al Mezzogiorno negli ultimi due anni, utilizzando uno dei più importanti capitoli di spesa pubblica, il Fondo aree sottoutilizzate (Fas). 53,7 miliardi, da spendere entro il 2013, insieme al Fondo sociale europeo, i finanziamenti per recuperare i divario tra le aree ricche e quelle povere della Ue. È l’ultimo treno, dal 2013 l’Europa ridurrà i finanziamenti, per dedicarsi al sostegno dei nuovi membri dell’Est europeo. Di quel denaro ne è rimasto meno della metà. I soldi sono serviti per gli ammortizzatori sociali, per tagliare l’Ici, per finanziare le new town in Abruzzo, per il G8 e per il termovalorizzatore di Acerra, per il credito alle piccole imprese. Quasi 8 miliardi sono stati sottratti dallo Stato per ridurre il debito pubblico. Obiettivi diversi da quelli per cui i fondi erano stati stanziati: recuperare il divario tra le due Italie. Una sottrazione di risorse che la Finanziaria in fase di approvazione non ripiana. Poco importa se i dati sulla recessione dimostrano che la crisi colpisce più duramente il Sud del Nord. Nonostante le polemiche sulla Banca del Sud, le liti nel centrodestra meridionale, gli annunci di un Piano per il Sud, il Mezzogiorno d’Italia è il grande assente della manovra di finanza pubblica.
I dati provengono da una fonte insospettabile: il Cnel, consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro, un’istituzione di origine costituzionale, composta da 120 consiglieri: economisti, rappresentanti delle imprese, del lavoro, delle associazioni. Il Cnel, lo scorso 12 novembre ha chiuso un “paper riservato”, curato da Massimo Sabatini e Piervittorio Zeno, che fa il quadro della politica di «programmazione 2007-2013 dei Fondi europei e dei Fondi Fas». Il risultato è un impietoso elenco di occasioni perdute e di tagli indiscriminati.
Il tesoretto
Nel 2007, l’allora governo Prodi vara il Quadro strategico nazionale, un corposo documento che fa il punto su tutte le risorse attivabili nelle politiche di sviluppo regionali, dal 2007 al 2013, e indica gli obiettivi prioritari da raggiungere. Si tratta, complessivamente, di 122 miliardi di euro, di cui poco più di 100 miliardi sono riservati al Mezzogiorno. La novità del piano è quella di unire, in un unico progetto, risorse di diversa origine: 25,6 miliardi provenienti dai fondi strutturali europei (Fse) destinati alle aree depresse del Paese, 27,7 miliardi di “cofinanziamento” nazionale al Fse, e 63 miliardi stanziati dalla legge finanziaria 2007 sotto il capitolo Fondo aree sottoutilizzate, di cui 53,7 destinati al Mezzogiorno. I fondi Fas sono il diretto discendente dell’intervento straordinario nel Sud, dopo la chiusura, nel 1992 della Cassa del Mezzogiorno. Introdotti nel 2002 sono destinati alle “aree depresse” e devono essere spesi per l’85 per cento nel Sud. I fondi, secondo la legge, sono assegnati ai ministeri dell’Economia e delle Attività produttive, vengono stanziati ogni anno in Finanziaria, e vanno spesi con delibere del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). La novità, contenuta nel Quadro strategico varato dal precedente governo è quella di «condurre a coerenza logica i diversi rivoli dell’intervento pubblico in materia i politica di sviluppo, per la prima volta dalla chiusura dell’intervento straordinario del Mezzogiorno». I fondi, afferma il documento del governo, andranno spesi sulla base di 10 priorità, tra cui l’istruzione, l’innovazione, l’ambiente, le reti, l’attrattività dei sistemi urbani, l’apertura al commercio internazionale, la qualità della vita.
Insomma, ci sono tutte le condizioni per spendere in maniera proficua i fondi, con l’obiettivo di ridurre il divario fra Nord e il Sud del Paese. Evitando gli errori dei 7 anni precedenti (2001-2007), incapaci, sostiene il documento del Cnel, di modificare le “variabili di rottura”, cioè gli obiettivi minimi definiti dal piano di interventi. In un ottica federalista, tra l’altro, il Qsn assegna alle Regioni il compito di gestire il 61 per cento delle risorse, contro il 46 della precedente tranche di fondi strutturali (2000-2006). Ma arriva l’esecutivo Berlusconi, il ministro Tremonti e la Lega di governo. E tutto si ferma.
I tagli
Si inizia col decreto 112, la manovra triennale del governo, approvata nell’estate del 2008. Il provvedimento riduce la spesa dei ministeri di circa 27 miliardi. Di questi, circa un quarto proviene dalla missione Sviluppo e riequilibrio territoriale del ministero dello Sviluppo economico: 1,8 miliardi di tagli nel 2009, 2,2 miliardi nel 2010 e 3,9 miliardi del 2011. Soldi spesi per ripianare il debito pubblico: «Ancora una volta si è previsto di contenere la spesa pubblica attraverso una sensibile riduzione della spesa per investimenti pubblici nel Mezzogiorno, proprio nel momento in cui sarebbe invece stato opportuno un intervento anticiclico di rilancio», accusa il documento del Cnel. Nello stesso decreto vengono anche revocati i fondi precedenti al 2006, non ancora impegnati (circa 3 miliardi). Le risorse “liberate” vengono spese in altri capitoli: 450 milioni sono impegnati per l’emergenza rifiuti di Napoli, 934 milioni per la riqualificazione energetica degli immobili, 1,1 miliardi spariscono per il tagli dell’Ici, per ripianare i buchi di bilancio di Roma e Catania partono 640 milioni. Ancora, 281 milioni vengono spesi per rateizzare le imposte ai cittadini colpiti dal terremoto di Umbria e Abruzzo del 1997, 150 milioni vanno per «veicoli per il soccorso civile», 1,3 miliardi sono impiegati per finanziare il Servizio sanitario nazionale. In totale si tratta di 5,3 miliardi. Spesa corrente, quindi, coperta da fondi straordinari destinati allo sviluppo. In totale, i tagli alla dotazione iniziale dei fondi Fas, ammontano, secondo il Cnel, a 13,2 miliardi.
Ma non è finita. Il governo continua a utilizzare le risorse Fas come si trattasse di un conto corrente. Per legge ordinaria, al di fuori della manovra di bilancio, i fondi vengono tagliati di altri 5,2 miliardi: 900 milioni vanno all’Adeguamento dei prezzi degli appalti pubblici, 390 per la privatizzazione di Tirrenia, Fs recupera 960 milioni per i suoi investimenti, mentre Trenitalia conquista un contratto di servizio con 1,4 miliardi. L’elenco è lungo, 1 miliardo va al Fondo di garanzia per i crediti delle Pmi, 100 milioni ad Alitalia, altrettanto alla previdenza agricola, 400 milioni ai Grandi eventi di Berlusconi (il G8 della Maddalena, mai realizzato, costa da solo oltre 300 milioni). Facciamo i conti, 13 miliardi sottratti ai fondi Fas con la manovra triennale, altri 5 per legge, il totale fa 18 miliardi di euro. Dei 63 miliardi iniziali, dunque, ne restano 45, di cui 27 sono assegnati alle Regioni. Anche se i piani di spesa non sono stati ancora varati dall’esecutivo.
Pozzi senza fondo
Il governo ha ancora in mano circa 18 miliardi. Che vengono divisi in tre fondi, tre diverse casseforti. Dove il governo, per mezzo di delibere del Cipe, riesce a trovare nuove risorse da spendere a piacimento. Il primo viene assegnato al ministero dei Trasporti, e si chiama Fondo per le infrastrutture. Anche qui si raccoglie di tutto, fuorché interventi per colmare il gap infrastrutturale del Sud: 16,5 milioni vanno all’aeroporto Dal Molin, dove gli americani intendono costruire una nuova base militare, 200 milioni all’edilizia carceraria, che certo nulla ha a che vedere con lo sviluppo; 448,5 milioni sfumano poi col terremoto de L’Aquila: serviranno alla ricostruzione dell’università, all’esenzione dei pedaggi autostradali, a interventi per ferrovie e strade nelle zone colpite dal sisma. Dal fondo infrastrutture, dunque, sfumano altri 600 milioni circa. La seconda cassaforte è il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione, assegnato al ministero del Lavoro. Vale 4 miliardi, tutti destinati agli ammortizzatori in deroga. Le risorse utili a rilanciare l’economia del Sud, dunque, finiscono per finanziare il welfare messo in tensione dalla crisi. Non solo, dei 4 miliardi, 3 vanno alle Regioni del Nord, dove è maggiore la quantità di ore di cassa integrazione in seguito alla recessione. Solo 1 miliardo viene impegnato per il Sud. Il terzo fondo viene invece gestito direttamente dalla Presidenza del consiglio. Si chiama “Fondo strategico a sostegno dell’economia reale”. Anche in questo caso molto viene speso per misure che nulla hanno a che vedere con la crescita delle zone depresse. Altri 400 milioni vanno al termovalorizzatore di Acerra, 70 vengono spesi per aumentare il turn over nelle università dal 20 al 50 per cento. E 4 miliardi sono «temporaneamente» assegnati all’Abruzzo. In totale fa 28 miliardi di euro. A questo punto, dei fondi Fas nazionali, non resta quasi niente. Ma anche i fondi regionali vengono intaccati. Solo un esempio: i tagli del governo alla scuola, hanno costretto le Regioni a intervenire, con una nuova forma di welfare destinato ai docenti, i cosiddetti Contratti di solidarietà. Solo la Campania ha impiegato per i propri docenti disoccupati ben 20 milioni. Pagati coi fondi strutturali.
Promesse non mantenute
Non solo, il documento del Cnel ricorda che, secondo il quadro strategico del 2007, «la Commissione europea e lo Stato membro verificano ex ante l’addizionalità della spesa dei fondi strutturali». In parole povere, gli Stati membri non possono utilizzare le risorse dei fondi strutturali per tagliare la spesa ordinaria. Per questo i regolamenti comunitari «impongono agli Stati membri di mantenere costante o aumentare la spesa pubblica nazionale sugli stessi temi oggetto di intervento dei fondi strutturali». Nel Qsn del 2007, dunque, il governo si impegnava a fissare la spesa pubblica per il Sud in 20,9 miliardi, contro i 18,6 miliardi degli anni precedenti. Un’altra promessa disattesa.
giovedì 25 febbraio 2010
Il Mio Intervento al Congresso Cgil di Caserta del 26 Febbraio
Care Compagne e Cari Compagni ,
mi presento sono Antonio Sconziano , Rsu del Call Center Voicity di Vitulazio che fino a pochi mesi fa era una delle più grandi realtà produttive dell'Agro Caleno
Infatti occupava 350 giovani della zona , di cui 80 con contratti subordinati e 270 di contratti di collaborazione a progetto.
in questi mesi ho affrontato la dura realtà ,insieme ai 350 ragazzi ,di essere vittima sacrificale di giochi di finanza “sopraffina” ,fatta di scatole cinesi e bad company ,che hanno portato alla distruzione di una florida unità produttiva che portava nelle casse dell'azienda 250 mila euro di utile mensile e a trasformarla in un capannone vuoto.
Martedì abbiamo ottenuto la cassa integrazione in deroga per i 19 dipendenti rimasti “ostaggi” nel sito di Vitulazio e speriamo nei prossimi giorni , finalmente di poter ricominciare a lavorare con una nuova Proprietà
Se Vitulazio riprenderà a vivere sarà solo grazie alla forte mobilitazione di tutti i lavoratori ,che ci hanno creduto e ancora ci credono
Ancora Ieri, benchè è oramai da dicembre che non lavorano più, in assemblea c'erano 200 lavoratori “aggrappati” a l'unica speranza che offre il territorio
vediamo quello che offre oggi ad un giovane il mercato dei call center in provincia di Caserta : A Recale offrono lavoro di tele-selling per famosi gestori di telefonia mobile con paga base oraria di 3 euro l’Ora e con provvigioni che vanno da 5 a 10 eur a contratto il tutto in un Ufficio di 30 postazioni lavoro , ma questo non vi deve scandalizzare perchè insieme all'offerta di lavoro di Caianello , 3 euro l’ora e una provvigione che da 10 a 30 euro massimo a contratto in un ufficio di 30 postazioni lavoro , siamo in presenza del Top dell'offerta di lavoro locale .
Molto peggio vi può andare se vi fermate a S.Prisco o S.Maria Capua Vetere , ove il massimo che vi possono offrire sono 2.5 euro lorde l’ora(escluse trattenute)e 10 euro massimo a contratto , il tutto in ambienti dove potete trovare al massimo 10 computer e dieci telefoni e ove l'improvvisazione è di casa .
Ma non vi è mai limite al peggio , se rispondete ad un Offerta di lavoro su Caserta niente paga base oraria e solo 10 euro a contratto il tutto in una stanza con 6 postazioni lavoro oppure se vi interessa fare attività di recupero crediti telefonico anche qui di paga oraria non se ne parla e vi verranno dato 1% di quanto recuperato e solo al buon fine
Bene ,questo è il futuro che si prospetta per giovani della provincia di Caserta ed e' il massimo che può offrire questa provincia a chi magari ha tanto sudato per prendersi una laurea o un diploma .
Alternative valide , le piazze e i bar del paese o andare al nord , ma oramai anche li non si trova di meglio .
Questa è la nuova frontiera del precariato “occupazionale” italiano , fatto di contratti a progetto che durano anni o quando va bene di contratti di somministrazione e/o a termine
Oramai non siamo più tutelati neanche dai Contratti Nazionali Collettivi, visto l'ultimo disegno di legge passato , il cosidetto “DDL Collegato Lavoro” con i suoi contratti certificati , La sostituzione del giudice di lavoro con collegi arbitrali e di fatto il riconoscimento del lavoro nero
Con questo decreto sono stati annientati anni e anni di lotte sui diritti dei lavoratori
ed a tutto questo bisogna rispondere con una forte mobilizzazione , tornando a riempire le piazze e rendere tutto ciò visibile ,questo deve essere per me il ruolo del sindacato oggi
Phonemedia, Omega chiede il concordato e scoppia la rabbia dei lavoratori
Momenti di tensione durante l’udienza davanti al tribunale di Novara
L’azienda richiede 60 giorni di tempo, provocando la protesta dei lavoratori
Il giudice: “Entro 48 ore la decisione sul commissario straordinario”
L’annuncio di Letta: “Aspettiamo i verdetti, slitta il vertice di Palazzo Chigi”
di SALVATORE MANNIRONI
Ancora 48 ore. I settemila lavoratori del gruppo Phonemedia dovranno attendere altri due giorni per sapere se un commissario straordinario potrà occuparsi dei loro cinque mesi di stipendio arretrati. Nell’udienza davanti al tribunale di Novara, come temevano i sindacati, il gruppo Omega si è infatti presentato con una proposta di concordato preventivo – la stessa strategia già messa in campo nella vicenda Agile ex Eutelia – e la richiesta di sessanta giorni di tempo per poterla articolare nel dettaglio, lasciando intendere di voler lavorare a possibili cessioni di ramo d’azienda.
Sono bastate quelle poche parole dei legali dell’azienda a far saltare il tappo e la rabbia degli operatori che a centinaia da Novara, Gaglianico, Ivrea, Trino Vercellese e Monza, dopo un corteo per le strade della città,presidiavano il tribunale. Il “no” urlato ad alta voce e le grida dei lavoratori presenti hanno spinto il presidente a minacciare di far sgombrare l’aula e attimi di tensione ci sono stati anche all’esterno. A rappresentare il gruppo che da settembre ha rilevato la proprietà di quello che un anno fa era un colosso dei contact center e che ora è ridotto a un fantasma, c’erano gli avvocati. L’amministratore, Claudio Marcello Massa, ha inviato un certificato medico per giustificare la sua assenza per motivi di salute.
Il tribunale ha preso atto delle istanze di insolvenza e della richiesta dell’azienda alla quale non ha però concesso il tempo richiesto, rinviando la decisione di sole 48 ore.
Netto il no della Cgil all’ipotesi del concordato preventivo: “Noi chiediamo il commissariamento e semmai in subordine il sequestro cautelativo- spiega Riccardo Saccone, della segretaria nazionale Slc – Abbiamo ribadito la richiesta di estromissione dall’azienda della proprietà poiché non c’è alcuna affidabilità né garanzia da parte della proprietà stessa. Confidiamo nel tribunale”.
“Hanno chiesto un mese e mezzo di tempo per fornire la documentazione – ha aggiunto Tommaso Ferlinghetti, della Cisl nazionale -: un tempo esagerato”. La priorità per i lavoratori è un’amministrazione straordinaria che, perlomeno, avvii le pratiche per poter attivare da subito agli ammortizzatori sociali e tentare di recuperare da Omega gli arretrati, stipendi, contributi, quote tfr e quant’altro non è stato più versato da settembre a oggi.
Il rinvio delle decisioni dei tribunali sui casi Agile ex Eutelia e Phonemedia ha causato anche lo slittamento del vertice in programma per domani a Palazzo Chigi. Il sottosegretario Gianni Letta ha fatto sapere che si attenderanno le prime decisioni dei tribunali prima di riconvocare il tavolo di settore. I rinvii preoccupano, sia perché le commesse si allontanano, sia perché nel frattempo il gruppo Omega, accantonati stipendi e annunciati piani di rilancio, sta portando avanti iniziative sui singoli call center. A Pistoia è avviata una trattativa per il centro Answers che dovrebbe essere ceduto con la formula dell’affitto di ramo d’azienda alla società Call & call (gruppo Costamagna).
A Catanzaro, invece, proprio ieri mattina è partita, tramite Confindustria Calabria, un’iniziativa con la Regione per attivare la cassa integrazione in deroga. Il sindacato auspica più una soluzione di gruppo affidata a un commissario straordinario, una persona super partes che congeli anche i conti per evitare il rischio che l’azienda incassi gli introiti delle commesse e scarichi sullo stato i costi sociali e il peso degli ammortizzatori sociali.
martedì 23 febbraio 2010
Nino D'Angelo e le verità sul Sud : JAMMO JA'
Dicono che è stato eliminato perchè il testo era incomprensibile alle orecchie della maggior parte degli Italiani , in verità la Canzone di Nino D'Angelo , che è come il vino più passa il tempo più migliora , era una canzone scomoda che parla di come il Sud stia affogando in questa crisi e di come abbia voglia di emergere , troppo per le berlusconiane orecchie , meglio un autocelebrazione dei Savoia mah..
a noi Jammo Ja decisamente CI PIACE
In calce Testo Originale e Trduzione
TESTO ” JAMMO, JA ” – NINO D’ANGELO & MARIA NAZIONALE
Jammo jà guadagnammece ‘o pane
Nuie tenimmo ‘o sudore int’ ‘e mane
E sapimmo cagnà
Jammo jà e facimmo ampresso
Sott’a st’italia d’ ‘o smog e d’o stress
Nuie mimmo ‘e furbe sa s’hann ‘a fa’ fess
Simmo nate cu’ duie destine,
Simm”a notte e simmo matina
Simme rose e mimmo spine
Ma simmo ramo d’ ‘o stesso ciardino
Meridionale
Simmo terra chiena ‘e mare
Ca nisciuno pò capì
Stammo buono e stammo male
Jammo annanz’ accussì
‘A fatica è nu regalo
E ‘a speranza ‘e partì
Jammo jà e dammece ‘a mano
Si stammo nzieme putimmo ì luntano
Nun se pò cchià aspettà
Jammo jà ca sta vita va ‘e press
Nuie simmo ‘a casa de vase e ‘d carezze
Ma fa nutizia sultanto ‘a munnezza
Cu sta mafia cu ‘o mandolino
Ca ce hanno mise da sempe ncuolle
Simmo ‘a faccia ‘e ‘na cartulina
Ca ce svenne pe tutt’ ‘o munno
Meridionale
Simmo voce ‘e miez’ ‘o mare
Ca nisciuno vo sentì
Simmo l’evera appicciate
Ca nun sape maie a chi
Simmo ‘o specchio e n’autostrada
Ca nun vonno maie fernì
Addò ‘o viento s’abbraccia ‘o mare
Troppo so’ ‘e penziere
E chi cresce cu ‘o pane amaro
È ‘n’italiano straniero
Si ‘a giustizia se lava ‘e mane
Song bianche ‘e bandiere
TRADUZIONE ITALIANA ” JAMMO, JA ” – NINO D’ANGELO & MARIA NAZIONALE
Andiamo, dai, guadagnamoci il pane.
Noi abbiamo il sudore nelle mani
e sappiamo cambiare.
Andiamo, dai, e facciamo presto,
sotto quest’Italia del fumo e dello stress
noi […] i furbi […] devono esser fatti fessi.
Siamo nati con due destini,
siamo la notte e siamo il mattino,
siamo rose e siamo spine,
ma ramo dello stesso giardino
meridionale.
Siamo terra piena di mare,
qui nessuno può capire:
stiamo bene ma stiamo male,
andiamo avanti così,
il lavoro è un regalo,
e la speranza di partire.
Andiamo, dai, e diamoci la mano:
Se stiamo insieme possiamo andar lontano,
non si può più aspettare.
Andiamo, dai, che questa vita va di corsa.
Noi siamo la casa dei baci e delle carezze,
ma fa notizia solo l’immondizia
e questa mafia del mandolino
che ci hanno sempre messi addosso
siamo l’immagine [o viso?] di [in?] una cartolina
che ci svende per tutto il mondo
meridionale,
siamo voce di mezzo al mare
che nessuno vuole sentire,
siamo l’erba accesa
che non sa mai a chi,
siamo lo specchio di un’autostrada,
che non vogliono mai ultimare.
Laddove il vento abbraccia il mare,
troppi sono i pensieri,
e chi cresce col pane amaro
è un italiano straniero;
se la giustizia si lava le mani,
sono bianche le bandiere,
e chi mai può pensare a domani
nasce prigioniero…
Siamo nati con due destini:
siamo la notte e siamo il mattino,
siamo rose e siamo spine,
ma ramo dello stesso giardino
meridionale
Siamo terra piena di mare
che nessuno può capire,
stiamo bene ma stiamo male,
andiamo avanti così.
Il lavoro è un regalo
e la speranza di partire.
I ragazzi dei vicoli di Napoli
non saranno mai re,
nello Zen di Palermo si bevono il tempo,
per la sete di sapere.
E non è mai facile dormire con i perché.
Sopravvivere con la pazienza è la più grande dimostrazione di equilibrio,
per chi può cadere.
lunedì 22 febbraio 2010
I Lavoratori Di Trino "Phonemedia" : Creare Coordinamenti di Aziende in Crisi
Dal Blog dei Lavoratori Phonemedia di Trino
Phonemedia di Trino Vercellese era una sede che operava nel campo della comunicazione ed aveva una tipologia di lavorazione outbound, in sostanza, effettuava chiamate in uscita in telemarketing tramite centinaia di operatori e operatrici.
Il lavoro delle operatrici e degli operatori ruotava attorno ad uno dei nodi produttivi più influenti del nuovo millenio, la comunicazione. Telemarketing, direct marketing, contact center, inbound, outbound, ad alcuni queste parole non dicono niente, altri ne conoscono alcune, ma in realtà tutti le conosciamo benissimo su noi stessi. Ce lo dicono anche a scuola o nei colloqui di lavoro, "la nostra è la società della comunicazione!"sarà!
In effetti, la comunicazione commerciale la conosciamo, o meglio, la subiamo, mentre guardiamo una partita di calcio, mentre camminiamo per strada o mentre siamo in casa e squilla il telefono.
La corsa al consumo creata da bisogni indotti, la ricchezza accumulata attraverso le relazioni, la forza lavoro derivante dalle intelligenze che producono beni, servizi, o produzioni immateriali, questi sono gli elementi del sistema base che fanno muovere "la nuova fabbrica", il call center.
In precedenza i lavoratori e le lavoratrici Phonemedia avevano come contratto nazionale quello del commercio, ora hanno quello molto più giovane delle telecomunicazioni, scarno sul profilo dei diritti e delle garanzie sociali. La precarietà all'interno dell'azienda conosceva tutte le sue sfumature, molti contratti a scadenza e molti co.co.pro di diverse tipologie.
Nel territorio vercellese Phonemedia rappresentava una delle aziende più grosse, appunto come conferma del passagio dal fordismo al post-fordismo, dalla vecchia classe operaia al sopravvento delle nuove forme produttive, il "general intellect".
La manovra imprenditoriale di Phonemedia, e più in generale di Omega, segue le linee guida del nuovo metodo di "fare impresa" figlie del liberismo economico più sfrenato che contraddistingue la nostra epoca.
Migliaia di lavoratori e lavoratrici senza stipendio, imprenditori che prelevano aziende e le lasciano per far fruttare i profitti attorno le transizioni o i fallimenti, capitali in fondi poco chiari e sconosciuti. Attorno queste vicende si palesa la crisi e si intuisce che il sistema è in fase di discesa. Questa precipitazione per adesso la stanno subendo solo gli ultimi, il sistema si sta avvillupando attorno ad essa e sta ulturiormente speculando, ma allo stesso tempo infragilendo.
Le vicende direttamente subite sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici parlano di come questa crisi la stiano effettivamente subendo solo loro.
La precarietà è entrata nella vita delle persone, di tutte, a prescindere dal loro contratto di lavoro. Quattro mesi senza stipendio nel limbo dell'invisbilità sociale mentre con il cannocchiale scrutano le misure di protezione sociale che tardano ad arrivare e che forse non arriveranno mai. Non possono accedere a nulla, il welfare per loro non esiste.
I lavoratori e le lavoratrici Phonemedia non godono di nessun ammortizzatore sociale finchè non si risolvono le sorti dell'azienda, cioè finchè non si comprende se si arriverà al commissariamento o al fallimento.
La crisi globale, come tutti sanno, nasce dalla relazione dei debiti e crediti e parallelamente dalle distruzioni al sistema sociale tramite liberalizzazioni e privatizzazioni.
La governance non si interessa del welfare, pensa a tappare i propri buchi e a non implodere; il comportamento sulla vicenda Phonemedia, ma più in generale sulla crisi stessa lo dimostra.
Il governo e le amministrazioni locali dinnanzi a questa crisi intervengono con finanziamenti e prestiti.
La regione Piemonte interviene con una copertura finanziaria intermediata dalle banche che arriva fino a 2.500 euro per i lavoratori e le lavoratrici che non prendono stipendio da almeno 3 mesi, cosa simile fa la Provincia di Vercelli.
Queste misure sono riduttive, non coprono i bisogni e le necessità reali, queste misure non danno nessuno apporto in supplenza degli ammortizzatori sociali.
Quello che realmente chiedono i lavoratori e le lavoratrici è l'erogazione di denaro diretto, un supporto vero in favore del reddito che escluda anche la sola remota possibilità di essere debitore di qualcuno o di qualcosa. Bisogna aprire il welfare state per queste donne e questi uomini invisibili, bloccare i mutui e gli sfratti; questi sono gli interventi necessari che devono investire sia la comunità locale sia il governo nazionale.
La risposta alla "crisi" di Phonemedia non sta nell'aspettare l'arrivo di qualche altro nuovo padrone, ma sta nel garantire continuità di reddito e avere libero accesso ai servizi sociali, come del resto deve essere la risposta alla crisi in maniera più generale.
La continuità e la certezza del diritto al reddito per noi lavoratori e lavoratrici Phonemedia è un Tabù, oltre ad essere invisibili sullaspetto della nostra identità lavorativa e proprietaria, siamo invisibili anche sul piano dei diritti. Come lavoratori e lavoratrici in lotta dobbiamo costruire una piattaforma rivendicativa e di proposta che sappia colmare lassenza della politica, i finanziamenti e i prestiti non possono definirsi interventi in supporto al reddito. REDDITO SUBITO! REDDITO PER TUTTE/I!
La politica locale interviene sul dibattito creatosi su di noi promettendo piani di emergenza alla crisi che vanno incontro i lavoratori e le lavoratrici ed alle loro famiglie, in sostanza il microcredito. Noi come ripetiamo da mesi non vogliamo prestiti o manovre assistenzialiste, NOI PRETENDIAMO UNA CARTA DEI SERVIZI LOCALE CHE CI FACCIA ACCEDERE AI NOSTRI DIRITTI ED AL WELFARE.
VOGLIAMO CHE SI BLOCCHINO GLI SFRATTI E I MUTUI.
Come lavoratori e lavoratrici Phonemedia dobbiamo comprendere che per intensificare la nostra voce e la nostra battaglia dobbiamo collegarci a tutte le altre aziende in crisi sul territorio e non. La nostra situazione è stata provocata da un nuovo modello di fare impresa che ha generato questa crisi. DOBBIAMO COSTRUIRE COORDINAMENTI DI AZIENDE IN CRISI!
domenica 21 febbraio 2010
12 marzo: sciopero generale CGIL, in piazza per "Lavoro, Fisco e Cittadinanza"
Tutti i lavoratori pubblici e privati saranno chiamati a scioperare per 4 ore, organizzate manifestazioni in tutte le piazze
La prima richiesta della CGIL al Governo, a Confindustria e a tutte le imprese è fermare i licenziamenti. E' necessario garantire la prosecuzione della CIG in deroga, raddoppiare la durata dell'indennità di disoccupazione e aumentare i massimali CIG, sostenere il reddito e prevedere gli ammortizzatori sociali per i precari.
E' necessario ridurre le tasse per lavoratori e pensionati, attraverso la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, la tassazione come in Europa delle rendite finanziare, dei grandi patrimoni e delle stock option, attraverso l'abbassamento della prima aliquota al 20 %.
E' necessario costruire un futuro per il Paese attraverso politiche di accoglienza e lotta alle nuove schiavitù. Fondamentale è la regolarizzazione dei migranti che lavorano, la sospensione della Bossi-Fini per i migranti in cerca di rioccupazione, abolire il reato di clandestinità, riconoscendo la cittadinanza alla nascita nel nostro Paese, estendere l'art. 18 del Testo Unico sull'immigrazione equiparando il reato di caporalato a quello di tratta sugli esseri umani
Diffondiamo La Bandiera della Solidarietà
La bandiera della solidarietà è stata ideata nella forma e nei contenuti dai lavoratori della Lares con la collaborazione dei lavoratori della Metalli Preziosi.
Dopo un incontro con il Responsabile della Pastorale del lavoro, della Curia di Milano, don Ciccone, i lavoratori della Lares hanno ricevuto l'autorizzazione alla distribuzione della bandiera sui sagrati delle varie chiese della città. E' grazie anche alla preziosa collaborazione di Don Gabriele, parroco della chiesa di Paderno che si è largamente prodigato nella ricerca di uno sponsor, che questa iniziativa ha potuto essere realizzata.
Oggi la bandiera fa mostra di sè sui balconi e in moltri altri luoghi della città, manifestando così la partecipazione della cittadinanza ai problemi dei lavoratori delle due aziende in crisi.
sabato 20 febbraio 2010
E Poi Dicono che è iniziata la ripresa ....Cigs gennaio +286%, coinvolti oltre 500mila lavoratori
(ANSA) - ROMA,20 FEB - Crisi aziendali in aumento anche a gennaio:i decreti per Cigs (quella concessa per ristrutturazioni e crisi aziendali) sono stati 366 (+286%). Nello stesso periodo del 2009 ammontavano a 87. Lo rileva la Cgil sottolineando che la Cigs e' in aumento per effetto della fine della cassa ordinaria. Secondo la Cgil i lavoratori coinvolti nei processi di cassa integrazione nel mese sono stati oltre 500mila, piu' dei lavoratori registrati per tutto il 2009.
Il Fatto è che noi lavoratori vorremmo solo lavorare e guadagnare i nostri soldi meritatamente .. e non sentirci "salvati solo per alcuni mesi"
Ma fra il minore dei mali .... aimè ci tocca scegliere !
giovedì 18 febbraio 2010
Perchè Sanremo è Sanremo : Al Festival i Lavoratori di Phonemedia
Una delegazione dei lavoratori della 'Phonemedia' di Novara, appartenenti alla Federazione italiana dei giovani comunisti, ha inscenato una singolare protesta, questo pomeriggio, a Sanremo, per portare all'attenzione del pubblico e dei media del Festival la loro drastica condizione di lavoro, che vede gli operatori del call center non percepire lo stipendio da cinque mesi. "Phonemedia, 7.000 dipendenti senza diritto di parola" e "Voi cantate, ai lavoratori le suonano" sono alcuni degli slogan che hanno mostrato nel corso di un concertino, con tanto di amplificatori e microfoni, improvvisato nella centralissima piazza Colombo. Intonando le note di 'Noi siamo i vatussi', una decina di lavoratori del call center, al centro di una travagliata situazione societaria, hanno cantato il loro disagio parafrasando la nota canzone. L'auspicio degli operatori del call center, recentemente passati alla Omega, e' che la nuova societa' venga commissariata per ridare speranza e garanzie ai tanti lavoratori
Inchiesta Lavoro :In 7 anni annientati 100 anni di lotte operaie
oggi vediamo come è mutato il mondo del lavoro in soli sette anni , e come con 2 semplici mosse si sono letteralmente cancellati 100 anni di lotte per i diritti dei lavoratori
Tutto inizio nel 2003 con la la legge 30 chiamata anche legge Biagi (Legge 14 febbraio 2003, n. 30 o, più brevemente, legge 30/2003 - "Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro") è una legge di riforma del mercato del lavoro che fu varata dal secondo governo Berlusconi. La legge prende il nome del giuslavorista Marco Biagi che vi ha contribuito come consulente.
Coloro che non vogliono associare alla memoria di Marco Biagi la legge (perché ritengono che il progetto ideato da Biagi differisca dalla legge effettivamente poi varata dal governo), la chiamano alternativamente: legge 30, legge Maroni o legge Sacconi (esponenti del governo che l'ha emanata).
La legge Maroni introduce una serie di novità la cui portata è paragonabile allo Statuto dei lavoratori o per meglio dire al "Controstatuto dei Lavoratori"
Vediamo le "Peculiarità di questo contratto" :
Il compenso è spesso legato, in tutto o in parte, al raggiungimento degli obiettivi, e non al monte ore speso nel rapporto di lavoro. Esso quindi si avvicina più al modello del compenso proprio del prestatore d'opera, che allo stipendio dovuto al lavoratore per lo svolgimento della sua attività; in questo senso può non essere corrisposto laddove l'obiettivo non risulti raggiunto.
la riconducibilità del modello legale al rapporto di lavoro autonomo implica la possibilità delle parti di determinare liberamente la periodicità della corresponsione del compenso. Il contratto a progetto, infatti, contiene un compenso lordo comprensivo di tasse, contributi INPS e assicurazione, e la modalità di erogazione non è necessariamente mensile, ma lasciata alla libera determinazione delle parti. Il compenso può riguardare anche un anno di lavoro e può essere erogato in una singola tranche, a conclusione del rapporto di lavoro. Non vengono corrisposte, pertanto, mensilità ulteriori come la c.d. tredicesima, ovvero il trattamento di fine rapporto; ogni forma di compenso viene inclusa nell'unica somma complessiva concordata fra le parti al momento della stipula del contratto.
Il contratto a progetto non prevede l'esclusività del rapporto di lavoro fra datore e lavoratore, salvo diverse previsioni contrattuali. È facile che il lavoratore possa avere in corso più contratti contemporaneamente per datori diversi; oltre alla clausola di esclusività, però, spesso nei contratti a progetto è presente il vincolo di riservatezza che impedisce al lavoratore finanche di poter divulgare liberamente i contenuti del rapporto contrattuale in essere e del lavoro svolto.
Il contratto a progetto, come noto, secondo le regole del rapporto di lavoro autonomo, può essere rinnovato infinite volte (Circ. 1/2004, Min. lav. Maroni)
In caso di fallimento del datore di lavoro, i lavoratori con contratto a progetto non hanno accesso al fondo nazionale di garanzia con il quale vengono pagati fino a tre mesi di stipendi (lordi) arretrati e la liquidazione ai dipendenti.
È più difficile accedere a pagamenti rateali per chi possiede questo tipo di contratto.
Quindi tutele Zero e prerogativa di “contratto d' ingresso “ ancor meno visto ,come detto precedentemente , può essere rinnovato infinite volte (Circ. 1/2004, Min. lav. Maroni)
Altra “chicca” della riforma Maroni è l'”abrogazione” di fatto dell'istituto Ufficio di collocamento e l'introduzione delle Società di Lavoro Interinale e del contratto di somministrazione
Anche questo doveva uno strumento di introduzione al mondo del lavoro ,che permetteva di “provare” il lavoratore da parte del datore di lavoro ,per poi assumerlo in maniera definitiva
Ma di fatto ha portato a una poca professionalizzazione del lavoratore , che viene sbattuto 3 mesi in una azienda e 4 mesi in un altra con ruoli e mansioni diverse , e di conseguenza un aumento incrementale negli ultimi anni degli infortuni sul lavoro
Concludendo possiamo dire che il lavoro interinale costituisce una forma ancora più odiosa di sfruttamento rispetto a quelle già esistenti, poiché va a colpire principalmente settori di lavoratori che vivono sulla propria pelle altre oppressioni: i giovani, le donne e una quantità considerevole di extracomunitari, e che oggi non trovano nei sindacati ambiti di organizzazione per tentare una difesa in forma collettiva dei propri diritti.
Ultima “perla miliare” di questo governo e il DDL Collegato Lavoro , già ampiamente illustrato in un precedente post , che ha raso al suolo i pochi diritti rimasti ai lavoratori
Io penso che da qui bisogna ricominciare a lottare come sindacato e come sinistra , se vogliamo definirci ancora rappresentanza dei lavoratori ormai senza più diritti
Antonio Sconziano
martedì 16 febbraio 2010
Alitalia Style , Scatole Cinesi e Castano il colluso
Ebbene sì , l'operazione “Alitalia” ormai fa tendenza nel nostro paese , gli fanno un baffo l'i-phone o la mercedes , oramai "Alitalia" è il brand più gettonato dagli imprenditori italiani .
Ma vediamo come nasce e chi è l'artefice di questo stile , ormai copiato e clonato a più non posso … ma ci saranno mica di mezzo i cinesi ?, ebbene si e ci hanno portato anche le loro scatole
Iniziamo a capire cos'è una scatola cinese
La scatola cinese vera e propria è la società controllata, al cui interno vengono annidate le altre società controllate a loro volta da quest'ultima. Il termine finanziario deriva dalla locuzione scatole cinesi, con la quale si indica una collezione di scatole di grandezza crescente, che possono essere inserite l'una nell'altra in sequenza. Un altro esempio pratico può essere quello rappresentato dalle matrioske
Nei vari giri di traslochi ,cadono sempre un po' dei soldi che puntualmente vanno a finire alle Isole Cayman , per poi rientrare puliti in italia grazie ai vari scudi fiscali tipo l'ultimo del D.L. 194 cosiddetto “Mille proroghe” .
La scatola cinese più eclatante per rilevanza e per l'attenzione dedicatagli dai media è quella relativa al caso Telecom, che vede protagonista l'imprenditore italiano Marco Tronchetti Provera.
Tronchetti Provera, tramite la GPI, possiede il 52% della Camfin. La Camfin, a sua volta, possiede il 25,5% delle azioni di Pirelli. Con un patto di sindacato con scadenza 2010, Tronchetti ha federato il 25,5% di Camfin con le azioni di altre aziende che non sono di sua proprietà, arrivando al 46,2%. La catena portava la GPI a controllare Telecom con un 2% effettivo delle azioni Telecom.
Ma aimè anche il sistema “ scatole cinesi “ và in crisi , anche perchè per creare denaro bisogna produrre e non solo travasare soldi .
Da qui nasce l'invenzione delle Bad Company e viene sperimentato in occasione della crisi della nostra compagnia di bandiera :
Viene creata una società, denominata "Bad Company" in cui confluiscono tutti i debiti di Alitalia ed Air One (chissà perché lo stato si deve accollare anche i debiti di Toto, bisognerebbe spiegarlo) ed in cui verranno inseriti tutti gli esuberi, pronti ad essere assunti in altri enti pubblici, dalle Poste ai ministeri.
I nuovi soci, una ventina tra i maggiori industriali italiani, tireranno fuori 1 miliardo di Euro (molto meno di quanto offerto da AirFrance) per ricapitalizzare la nuova società, la quale appare bella linda, visto che i debiti li pagheranno per intero gli italiani. I soci si sono imposti di rimanere almeno 5 anni nel capitale Alitalia.
Si ricerca una alleanza internazionale con Lufthansa o AirFrance, le quali, presumibilmente, saranno molto attratte dal potersi arraffare una azienda senza più debiti e già ricapitalizzata!
Quanto è costata ai contribuenti italiani questa operazione ?
Dopo i primi 4 mesi, 300 milioni di Euro solo per evitare il fallimento, la Bad Company graverà sulle tasche dei contribuenti e lo Stato dovrà assumere ben 7000 nuovi dipendenti
Ebbene ,vista la perfetta riuscita dell'operazione “Alitalia” il Dott. Giampiero Castano 56 anni, cresciuto nella Cgil lombarda sino a diventare segretario nazionale della Fiom Cgil per il settore informatica, ora titolare dell'unità di crisi del ministero dello sviluppo economico decide di “clonarla” su altre società in crisi
e lo sanno bene i lavoratori di Agile , Phonemedia e Omnianetwork
ma come tutti i cloni , hanno un difetto di fabbrica
in questo caso mancano i soldi dei contribuenti italiani per salvare la bad company e qui lo stato non si prenderà in carico i 12.000 dipendenti delle 3 società in oggetto
Non se la prenda a male il dott Castano se lo accusiamo di collusione ma è evidente che non possiamo fare altrimenti quando :
a Settembre si avvalla le operazioni bad company di Phonemedia e Omnia
e si attende fino oggi, dopo decine e decine di tavoli di crisi e dopo che i dipendenti di queste aziende non percepiscono il salario ormai da mesi , per capire che queste operazioni sono fallimentari
A noi dott. Castano , se ci va bene e se non siamo lavoratori a progetto (ringraziando la Legge Biagi) , non ci resterà altro che percepire 11 mesi di cassa integrazione in deroga
lunedì 15 febbraio 2010
"La Vita,Il Sogno e La Farfalla" raccolta di pensieri e poesie
" La Vita,Il Sogno e La Farfalla "
una raccolta di pensieri e poesie
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domenica 14 febbraio 2010
e la storia Continua ....altre 80 vittime in Sicilia
Altri 80 Lavoratori "ammazzati" da commesse, stavolta pubbliche , alla ricerca di manodopera a "basso" costo
Da Siciliainformazioni.com del 12 febbraio
Sono 80 i lavoratori del call center “Ratio Consulta”, di Motta Sant’Anastasia (Catania), che rischiano il posto di lavoro a causa del mancato rinnovo della commessa Enel, deciso “senza l’opportuno preavviso alle organizzazioni sindacali e quindi in violazione della legge 223/1991 che prevede una precisa procedura di informazione e confronto”.
A denunciarlo è la Cisl, per bocca di Giuseppe Tomasello e Giorgio Tessitore, il primo
segretario della Fistel Sicilia, l’altro componente della segreteria confederale regionale. Lunedì 15 febbraio, informa la Cisl, partirà il confronto presso l’ufficio provinciale del lavoro, etneo.A quel tavolo il sindacato si augura si possa trovare un “accordo che permetta di garantire i livelli occupazionali anche ricorrendo agli ammortizzatori sociali, in attesa della soluzione definitiva della vertenza”. E un tavolo, rende noto il sindacato, s’è aperto anche grazie alla mediazione della prefettura di Catania.
Oltre all’azienda titolare della commessa e ai rappresentanti dei lavoratori, comprende l’Enel. In ogni caso, scrive la Cisl, “tocca al presidente della Regione Raffaele Lombardo e all’assessore regionale alle Politiche sociali, Nicola Leanza, svolgere un ruolo attivo per il superamento della crisi occupazionale che sta investendo in modo cruento i call center di tutta l’Isola”. Obiettivo, per Tomasello e Tessitore, deve essere “l’individuazione dei percorsi per il ricollocamento dei tantissimi giovani coinvolti”.
sabato 13 febbraio 2010
Momenti di poesia :" Quello che la vita ti dà" di A.Sconziano
Quello che la Vita ti dà
free tribute
La vita scorre e non si arresta quasi monotona e prevedibile
ma quando meno te lo aspetti ti sorprende e ti dona gioia
e allora non puoi fare altro che cogliere questo splendido dono
la vita mi ha donato un occasione di trovar qui molte splendide persone
molto diverse tra loro ma con unico pensiero
di voler vincere la vita e disegnare il loro futuro
e allora in un momento scorrono tutti nella mia mente:
un sorriso triste, chi aspetta la sua occasione da una vita ,
tre amiche unite dalla voglia di rompere la monotonia ,
chi vuole mascherare la sua fragilità con il suo sarcasmo
chi affronta la sua vita a muso duro
chi vince le sue paure ogni giorno senza risparmiarsi
Tutti uniti in unico coro e con i pugni stretti verso il cielo
e allora in un attimo scopro quale è la mia missione
vincere con loro e con loro arrivare all'arcobaleno
venerdì 12 febbraio 2010
FORZA ROSARIA
" la verità è sempre rivoluzionaria" A.Gramsci
Ieri la Giornalista Rosaria Capacchione alla presentazione del suo nuovo libro a Napoli ha ricevuto l'ennesima minaccia ,in pieno giorno e in pubblico , da parte della Camorra .
A lei va' tutta la mia solidarietà , e penso che sia ora che le parole degli esponenti di questo governo contro le mafie siano ora accompagnate dai fatti, prendendo le distanze dai politici locali legati a questi poteri e che la società civile si mobiliti dando un segno tangibile del loro disprezzo per la camorra il prossimo 28 e 29 marzo ,non votando i loro rappresentanti mascherati nelle liste dei vari partiti delle prossime elezioni regionali e provinciali
Dal corriere del mezzogiorno.it del 12 febbraio 2010
Casalesi, intimidazioni alla Capacchione
La giornalista avvicinata dal cugino della primula rossa del clan: il superlatitante Antonio "'o ninno" Iovine
Rosaria Capacchione
NAPOLI - Le minacce sono arrivate alla fine della presentazione del libro alla store Feltrinelli di piazza dei Martiri a Napoli di Daniela De Crescenzo «’O cecato», che racconta la «vera storia» sul boss dei casalesi, Giuseppe Setola, arrestato poco più di un anno fa. Rosaria Capacchione che era tra i relatori dell’incontro è stata avvicinata, secondo quanto riferisce il quotidiano Il Mattino, da alcuni familiari del boss superlatitante Antonio Iovine che hanno contestato alla giornalista il contenuto di alcuni suoi articoli sugli appartenenti al clan.
Ad avvicinarla sarebbe stata proprio un cugino di Iovine e della moglie, tutti e due di San Cipriano d'Aversa, nel Casertano. Nella sala della libreria, dove erano presenti molti esponenti delle forze dell’ordine. Con la giornalista che da anni vive sotto scorta per i suoi articoli c’era anche il magistrato anch’egli sotto scorta per le sue inchieste sui casalesi, Raffaele Cantone.
«Sono sconcertata – ha detto Rosaria Capacchione all’Ansa - perché non riesco a interpretare chiaramente un fatto che non capisco». «L'uomo che si è avvicinato – aggiunge la giornalista - l'avrò incontrato tante volte a Caserta ma non mi ha mai detto niente. Mi chiedo perché sia venuto a Napoli a comprarsi il libro e a contestare il contenuto di articoli che risalgono ad oltre un anno fa». Un atteggiamento che «turba e che è difficile interpretazione», ha poi concluso la Capacchione.
Esprime forte preoccupazione anche la Cgil Campania: «La Confederazione è impegnata da sempre nella lotta alla illegalità e contro ogni forma di criminalità e sostiene con forza l'impegno di una donna dal profondo coraggio e dotata di un grande rispetto per la professione scelta. Sono numerose le iniziative che hanno visto la Cgil Campania al fianco di Rosaria Capacchione e di tutti coloro che lottano costantemente contro la violenza delle mafie».
giovedì 11 febbraio 2010
La Legge Biagi: dall'introduzione di Beppe Grillo al Libro "Schiavi moderni"
La legge Biagi ha introdotto in Italia il precariato. Una
specie in giovane età. Prima non c’era, adesso c’è. Ha
trasformato il lavoro in progetti a tempo. La paga
in elemosina. I diritti in pretese irragionevoli. Tutto è
diventato progetto per poter applicare la legge Biagi
e creare i nuovi schiavi moderni. Dal pulire i cessi al
rispondere al telefono. Lavoratori dipendenti si sono
trasformati in imprenditori con partita Iva, senza soldi e
senza sicurezze. Lavoratori transbiagici. Una sottospecie
di schiavi. Meno tutelati degli schiavi sudisti. La legge
Biagi è una legge di sinistra per una politica del lavoro di
ultra destra. Copiata dai faraoni. Call-center al posto di
piramidi. Usata per lo sfruttamento del lavoratore. Senza
sicurezze. Senza niente. Neppure la dignità. Neppure
la speranza degli operai degli anni ’50. Che vivevano di
sacrifici, ma sapevano che i loro figli avrebbero avuto
una vita migliore. Questo libro è la storia collettiva di
una generazione che sta pagando tutti i debiti delle
generazioni precedenti. Tutti gli errori. Tutte le mafie,
tutti gli scandali, tutte le distruzioni di aziende da parte
di finanzieri farabutti. Una generazione che non andrà
mai in pensione. Che sta pagando la pensione ai vecchi.
Che si sta incazzando. Che non ha rappresentanza
politica. Una generazione senza soldi, senza tfr, senza
speranze professionali. Una generazione di schiavi
moderni. La legge Biagi doveva inserire nel mondo
del lavoro i giovani. Ha invece trasformato i giovani in
merce a basso costo. In questo gorgo sono finiti anche
i lavoratori di quaranta, cinquant’anni che per non
morire di fame insieme alle loro famiglie si sono adattati.
Hanno aperto una partita Iva e si sono uniti al popolo
dei precari. Decine di migliaia di persone mi hanno
scritto. Ho scelto alcune centinaia di testimonianze e le
ho raggruppate per tema. Ci sono gli schiavi telefonici
outbound e inbound, gli schiavi pubblici e quelli no
profit, gli schiavi imprenditori. Call-center organizzati
come istituti di pena. Kapòcapufficio. Persino schiavi
gratis. Un universo infernale e allo stesso tempo surreale,
comico. In cui tutto è permesso, tutto è rovesciato. Un
luogo non luogo dove il rischio imprenditoriale è del
precario e il profitto del datore di lavoro. Assomiglia a
Alice nel Paese delle Meraviglie. È ‘Il Precario nell’Italia
delle Meraviglie’. L’Italia è diventata la patria del lavoro a
basso costo. Surclassiamo la Cina. Peccato che manchi il
lavoro. Rimane allora solo il lavoratore a basso costo. Un
primato tutto italiano.
Scarica il libro in versione digitale http://grillorama.beppegrillo.it/schiavimoderni/
"Vitulazio:La Psicologia dell'Annietamento "di A.Sconziano
Non molto Tempo fa ho letto un libro , francamente non mi ricordo chi fosse l'autore , che parlava di come i nazisti nei campi di Concentramento portassero , con tecniche sopraffine di psicologia , ad annullare la mente dei detenuti.
Ad esempio mettevano in cerchio i detenuti e gli facevano scavare la propria fossa buttando via la terra prelevata in senso anti-orario, cosi facendo riempivano la fossa del detenuto vicino e quindi non smettevano mai di scavare.
In questi giorni nel call center Voicity di Vitulazio sembra di rivivere la stessa situazione , 19 persone in una struttura che ne può contenere 600 , senza alcun compito assegnato e senza nulla da fare , prigionieri di una società che da quattro mesi non ci paga lo stipendio e che è ormai assente da oltre un mese e mezzo .
Lasciati soli in balia dei fornitori ,che di tanto in tanto vengono a richiederci il saldo delle fatture scadute , visto che in amministrazione non risponde ormai nessuno
Ogni tanto riceviamo “ la visita parenti” di qualche operatore affezionato
Ognuno di noi ,come meglio può ,tenta di tenere impegnata la mente , io personalmente tento di tenermi impegnato fra pratiche di cassa integrazione e ingiunzioni varie
Una situazione che ha dell'inverosimile e che sta provando ognuno di noi a livello mentale
Mai ,non più tardi di 3 mesi fa, avremo potuto immaginare una situazione del genere
Vitulazio a Novembre era un sito che faceva ruotare 380 operatori , che portava 600 mila euro di fatturato mensile con servizi inbound e outbound .
Poi , smantellati i 65 lavoratori con scadenza a gennaio , non pagando i 280 lavoratori a progetto , hanno ridotto questo sito in una scatola vuota ,lasciandola abbandonata a se stessa.
Questo era stato predetto da me , in tempi non sospetti ,al tavolo ministeriale di novembre , ma nessuno mi aveva dato retta
Ora l'ultima nostra speranza e che si concretizzino le trattative di cessione del sito avviate in questi giorni e che qualcuno ci liberi dalle catene di questa società , ma fate presto potreste trovarci morti ”mentalmente” in un angolo .
martedì 9 febbraio 2010
INCHIESTA Così i call center rischiano il crack
Riportiamo Qui un bell'Articolo preso dalla Stampa del 8/02/10 ove Miceli(Cgil) esprime tutte le sue preoccupazioni e prospetta quale sarà il futuro
Incentivi in scadenza, migliaia di posti in bilico. La Cgil: «E' una bomba che sta per scoppiare»
FABIO POZZO TORINO
Phonemedia, Omnia Network. Sono i campi di battaglia, le trincee che si sgretolano di un modello di lavoro, quello dei call center, che da simbolo dell’esasperazione dello sfruttamento, unico sbocco per disoccupati e «bamboccioni» in fuga forzata dalla famiglia, aveva anche saputo alzare la testa e cercare di diventare «lavoro vero». Sotto i colpi della crisi, dei cambi di proprietà, degli appalti al ribasso spinto, ora queste due aziende si sono dissolte, lasciando a terra oltre 10 mila persone. A Trino Vercellese, Novara, Ivrea. A Palermo, Catanzaro, Bari, Napoli, Milano, Cagliari. Stipendi non pagati da mesi, sedi chiuse per sfratto, dipendenti nell’assurda situazione di non potersi nemmeno licenziare, perché la mancata retribuzione non è ritenuta dall’impresa ipotesi di «giusta causa». Oppure, perché non possono mostrare a un giudice il cedolino dello stipendio.
Sono in atto vertenze in tutt’Italia. Proteste, occupazioni, manifestazioni. Per Phonemedia i sindacati hanno presentato istanza d’insolvenza al tribunale di Novara, e richiesta di commissariamento. Per Omnia Network, a Milano, c’è un’istanza di fallimento avanzata da alcuni creditori. Le due aziende hanno richiesto, nelle ultime ore, la cassa integrazione. In deroga, a rotazione. Ma i sindacati non ci stanno. «Siamo arrivati a un punto di non ritorno per i call center», dice Emilio Miceli, segretario generale di Slc-Cgil. «O si punta a trasformarlo davvero in un’industria, oppure si precipita nell’abisso». Perché Phonemedia e Omnia Network sono soltanto i casi più macroscopici. Nell’ombra, navigano gli altri. «Cooperative non riconosciute, sottoscala dove si continua a sottopagare gli operatori, se va bene con contratti a progetto. Ma in alcuni casi non li pagano proprio. Anzi, addirittura li derubano: non versano i contributi all’Inps, non effettuano i versamenti per l’assistenza sanitaria, s’impossessano del quinto dello stipendio» dice Renato Rabellino, segretario di Slc-Cgil Piemonte.
Una giungla. Che travolge tutto e tutti, anche quelle aziende - perché ci sono anche queste - virtuose. Che assumono con contratti regolari, che offrono servizi di alto livello. Che hanno per committenti multinazionali, grandi aziende, banche. Su cinquanta-sessanta marchi presenti sul mercato italiano, per un totale di almeno 50 mila addetti calcolano i sindacati, quelli virtuosi sono una quindicina. Tra questi, un leader da 180 milioni di fatturato, due o tre gruppi da 50 milioni, altrettanti sui 30 milioni, poi i più piccoli, destinati a uscire da un mercato sempre più difficile. «Abbiamo tre ordini di problemi da risolvere» dice ancora Miceli. «C’è quello dei riders, gli imprenditori che si sono gettati nel business in tempi più floridi, mettendo su call center per guadagnare in tempi brevi e a scopi speculativi. Non hanno puntato sulla qualità, e al momento della contrazione del mercato sono saltati. Non prima di aver rastrellato tutto il denaro possibile ed essersi lasciati dietro le spalle migliaia di posti di lavoro in dissoluzione».
Poi, c’è la crisi del settore. «Cala la domanda, calano gli ordini, cala il valore delle commesse». Gli appalti sono tirati al ribasso, le grandi concessionarie spingono i fornitori a puntare sull’estero, a delocalizzare per abbassare i costi. «Su questo fronte è meno peggio che in altri comparti, perché l’italiano non è parlato ovunque, ed è ancora un valore aggiunto» spiega Miceli. «Sì, però anche i gruppi italiani, come ad esempio Telecom, dovrebbero rifiutarsi di veder finire i call center in Tunisia», denuncia Rabellino.
Infine, la questione della stabilizzazione dei posti di lavoro. Nel 2006 la «circolare Damiano» ha stabilito anche per le Tlc, anche per i call center (inbound), il divieto dei contratti a progetto. Lo Stato ha introdotto incentivi, sgravi contributivi per le aziende che trasformavano queste posizioni in contratti a tempo indeterminato. Sgravi pieni al Sud. Si spiega così perché sono sorti come funghi call center nel Mezzogiorno. «Abbiamo stabilizzato 25 mila posizioni», dice Miceli. Ma adesso la festa è finita. «Gli incentivi sono in scadenza». Che succederà, se non saranno prorogati, a Catanzaro, Bari, Cagliari, Palermo? «Ci sono città che sono bombe sociali pronte a scoppiare. E non solo nel Sud. A Ivrea, ad esempio, che rischia di diventare una Sheffield» avverte Miceli.
Ecco il punto di non ritorno. Il bivio. I sindacati hanno convinto il governo ad aprire un «tavolo dei call center». Il 12 febbraio, la prima riunione presso il ministero dello Sviluppo economico. Il 22 la seconda. «Chiediamo una proroga degli sgravi contribuitivi», dice Miceli. I riders finirebbero espulsi dal mercato, le aziende virtuose avrebbero interesse a farsi carico dei «cocci» lasciati da questi ultimi, altri lavoratori senza futuro potrebbero, per la prima volta, ambire ad un contratto serio. A un lavoro vero.
Le Strade della Vergogna: il mercato del Lavoro a Caserta
Per completare il post in cui parlavamo dei gestori telefonici e della delocalizzazione dei servizi Costumer Care all’estero , vediamo quello che offre oggi ad un giovane il mercato del lavoro in provincia di Caserta : A Recale offrono lavoro di tele-selling per famosi gestori di telefonia mobile con paga base oraria di 3 euro l’Ora e con provvigioni che vanno da 5 a 10 eur a contratto il tutto in un Ufficio di 30 postazioni lavoro , ma questo non vi deve scandalizzare perchè insieme all'offerta di lavoro di Caianello , 3 euro l’ora e una provvigione che da 10 a 30 euro massimo a contratto in un ufficio di 30 postazioni lavoro , siamo in presenza del Top dell'offerta di lavoro locale .
Molto peggio vi può andare se vi fermate a S.Prisco o S.Maria Capua Vetere , ove il massimo che vi possono offrire sono 2.5 euro lorde l’ora(escluse trattenute)e 10 euro massimo a contratto , il tutto in ambienti dove potete trovare al massimo 10 computer e dieci telefoni e ove l'improvvisazione è di casa .
Ma non vi è mai limite al peggio , se rispondete ad un Offerta di lavoro su Caserta niente paga base oraria e solo 10 euro a contratto il tutto in una stanza con 6 postazioni lavoro oppure se vi interessa fare attività di recupero crediti telefonico anche qui di paga oraria non se ne parla e vi verranno dato 1% di quanto recuperato e solo al buon fine
Bene ,questo è il futuro che si prospetta per giovani della provincia di Caserta ed e' il massimo che può offrire questa provincia a chi magari ha tanto sudato per prendersi una laurea o un diploma .
Alternative valide , le piazze e i bar del paese o andare al nord , ma oramai anche li non si trova di meglio .