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Il Movimento Civico “Il Popolo degli Invisibili” nasce dall'esigenza di molti cittadini , di promuovere iniziative finalizzate a tutelare i diritti dei lavoratori e farsene portavoce presso le autorità locali e gli organi di stampa ,denunciando agli stessi tutte quelle situazioni e condizioni al limite della legalità , di precarietà e ove vengano negati o violati i diritti dei lavoratori

giovedì 18 febbraio 2010

Inchiesta Lavoro :In 7 anni annientati 100 anni di lotte operaie

oggi vediamo come è mutato il mondo del lavoro in soli sette anni , e come con 2 semplici mosse si sono letteralmente cancellati 100 anni di lotte per i diritti dei lavoratori

Tutto inizio nel 2003 con la la legge 30 chiamata anche legge Biagi (Legge 14 febbraio 2003, n. 30 o, più brevemente, legge 30/2003 - "Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro") è una legge di riforma del mercato del lavoro che fu varata dal secondo governo Berlusconi. La legge prende il nome del giuslavorista Marco Biagi che vi ha contribuito come consulente.

Coloro che non vogliono associare alla memoria di Marco Biagi la legge (perché ritengono che il progetto ideato da Biagi differisca dalla legge effettivamente poi varata dal governo), la chiamano alternativamente: legge 30, legge Maroni o legge Sacconi (esponenti del governo che l'ha emanata).

La legge Maroni introduce una serie di novità la cui portata è paragonabile allo Statuto dei lavoratori o per meglio dire al "Controstatuto dei Lavoratori"

Come ben sappiamo e come la storia di questi giorni ci insegna la riforma Maroni non ha fatto altro che aumentare il tasso di disoccupazione , in specialmodo quello giovanile , e quelli che si dovevano definire contratti d'ingresso, come il contratto a progetto , si sono trasformati in gabbie "contrattuali" a cui i lavoratori di alcune categorie , vedi i lavoratori outbound dei call center , non hanno alternative

Vediamo le "Peculiarità di questo contratto" :

  • Il compenso è spesso legato, in tutto o in parte, al raggiungimento degli obiettivi, e non al monte ore speso nel rapporto di lavoro. Esso quindi si avvicina più al modello del compenso proprio del prestatore d'opera, che allo stipendio dovuto al lavoratore per lo svolgimento della sua attività; in questo senso può non essere corrisposto laddove l'obiettivo non risulti raggiunto.

  • la riconducibilità del modello legale al rapporto di lavoro autonomo implica la possibilità delle parti di determinare liberamente la periodicità della corresponsione del compenso. Il contratto a progetto, infatti, contiene un compenso lordo comprensivo di tasse, contributi INPS e assicurazione, e la modalità di erogazione non è necessariamente mensile, ma lasciata alla libera determinazione delle parti. Il compenso può riguardare anche un anno di lavoro e può essere erogato in una singola tranche, a conclusione del rapporto di lavoro. Non vengono corrisposte, pertanto, mensilità ulteriori come la c.d. tredicesima, ovvero il trattamento di fine rapporto; ogni forma di compenso viene inclusa nell'unica somma complessiva concordata fra le parti al momento della stipula del contratto.

  • Il contratto a progetto, come noto, secondo le regole del rapporto di lavoro autonomo, può essere rinnovato infinite volte (Circ. 1/2004, Min. lav. Maroni)

  • In caso di fallimento del datore di lavoro, i lavoratori con contratto a progetto non hanno accesso al fondo nazionale di garanzia con il quale vengono pagati fino a tre mesi di stipendi (lordi) arretrati e la liquidazione ai dipendenti.

  • È più difficile accedere a pagamenti rateali per chi possiede questo tipo di contratto.



Quindi tutele Zero e prerogativa di “contratto d' ingresso “ ancor meno visto ,come detto precedentemente , può essere rinnovato infinite volte (Circ. 1/2004, Min. lav. Maroni)

Altra “chicca” della riforma Maroni è l'”abrogazione” di fatto dell'istituto Ufficio di collocamento e l'introduzione delle Società di Lavoro Interinale e del contratto di somministrazione

Anche questo doveva uno strumento di introduzione al mondo del lavoro ,che permetteva di “provare” il lavoratore da parte del datore di lavoro ,per poi assumerlo in maniera definitiva

Ma di fatto ha portato a una poca professionalizzazione del lavoratore , che viene sbattuto 3 mesi in una azienda e 4 mesi in un altra con ruoli e mansioni diverse , e di conseguenza un aumento incrementale negli ultimi anni degli infortuni sul lavoro

Concludendo possiamo dire che il lavoro interinale costituisce una forma ancora più odiosa di sfruttamento rispetto a quelle già esistenti, poiché va a colpire principalmente settori di lavoratori che vivono sulla propria pelle altre oppressioni: i giovani, le donne e una quantità considerevole di extracomunitari, e che oggi non trovano nei sindacati ambiti di organizzazione per tentare una difesa in forma collettiva dei propri diritti.

Ultima “perla miliare” di questo governo e il DDL Collegato Lavoro , già ampiamente illustrato in un precedente post , che ha raso al suolo i pochi diritti rimasti ai lavoratori

Io penso che da qui bisogna ricominciare a lottare come sindacato e come sinistra , se vogliamo definirci ancora rappresentanza dei lavoratori ormai senza più diritti

Antonio Sconziano

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